Per essere uno che la Tv non la guarda, Stefano Bollani ha le idee piuttosto chiare su come farla. E ai dirigenti di Rai3 devono essere piaciute, visto questa sera, in seconda serata, prende il via “Sostiene Bollani”, programma di e sulla musica condotto dal più talentuoso e amato pianista jazz italiano in coppia con Caterina Guzzanti, la più piccola della Guzzanti’s family.
Sulle doti di entertainer del Bolla, come lo chiamano affettuosamente i fans (è l’unico jazzista italiano ad avere un fan club: “I Bollati”), ci sono pochi dubbi: chi ha assistito a un suo concerto, goduto le sue incursioni nella trasmissione di Renzo Arbore “Meno siamo, meglio stiamo” o ascoltato la trasmissione radio “il dottor Djembé”, conosce bene la sua propensione a «fare il cretino», come lo rimproverano i puristi del jazz, che lo vorrebbero incollato alla tastiera e lontano dagli schermi televisivi.
«Invece, sono convinto che al mio pubblico la trasmissione piacerà: sono abituati alle mie gag e sanno che per me la musica è, sempre, divertimento ». Ma il suo pubblico sa anche che Bollani passa con molta facilità dai panni del burlone a quelli del serissimo musicista che ha registrato con il maestro Riccardo Chailly e la Gewandhaus Orchestra di Lipsia uno dei più grossi successi discografici dell’anno, la “Rapsodia in blu” di George Gershwin, e si appresta a eseguirla sul palco della Scala il prossimo aprile.
«Come dicono quelli che parlano bene, amo mescolare l’alto e il basso» dice Bollani. Che nella fattispecie significa jazz e pop, musica colta e musica popolare, in un approccio originale: un mix di divulgazione, comicità, arte. Sempre ad alto livello, a cominciare dalla formazione che lo accompagnerà in tutte e sei le puntate previste, e cioè i due musicisti che con Bollani formano il “Danish trio”: Jesper Bodilsen al contrabbasso e Morten Lund alla batteria.
Naturalmente, come ogni trasmissione che si rispetti, anche questa avrà i suoi ospiti: nella prima puntata saranno Irene Grandi, la cantante fiorentina amica da sempre di Bollani, e Gabriele Mirabassi, virtuoso del clarinetto jazz. «Ma né loro né gli altri che verranno faranno la solita comparsata per presentare l’ultimo disco» avverte Bollani. «Qui si viene a far buona musica e a raccontarla al grande pubblico: in modo semplice, non pedante, come si dovrebbe fare nelle scuole, dove invece la musica è la grande assente».
Naturalmente il jazz («Jazz e dintorni» precisa lui) sarà il filo conduttore della storia della musica che Bollani ha l’ambizione di raccontare: «Un genere non solo musicale che s’intreccia con la cultura del Novecento: anche l’arte parlava jazz, perché il jazz è, prima di tutto, un linguaggio».
E lui per primo ne parla molti: proprio in contemporanea con il cimento televisivo Bollani esce con due nuovi album di livello, la registrazione dal vivo di uno dei concerti con Chick Corea, quello di Orvieto, per Ecm e, abbinato a Espresso e Repubblica, il cd “Bollani classico” (Rapsodia in blu e concerto in Fa con Chailly e la Gewandhaus Orchestra, e improvvisazioni da Gershwin in piano solo).
Una caratteristica fondamentale del programma sarà la diretta con pubblico vero, non di figuranti. Una sfida un po’ incosciente per chi, come lui, non ha grande esperienza televisiva. «E infatti all’inizio la cosa mi metteva ansia, ma poi mi sono detto: e i concerti, non li fai in diretta? Quanto al pubblico, ne ho assolutamente bisogno: sono abituato a suonare davanti a persone vere, a interagire con loro».
Ma questa volta dovrà anche fare «il bravo presentatore», come direbbe Renzo Arbore. E anche qui il Bolla vola alto: «Mi ispiro indegnamente a Leonard Bernstein e a Dudley Moore, protagonisti, rispettivamente negli anni Cinquanta e Novanta, di fantastiche trasmissioni di divulgazione musicale. Ma penso anche a Lelio Luttazzi e a Enrico Simonetti, due ottimi musicisti, due signori della tv che sapevano fondere con eleganza intrattenimento e buona musica». E la cosa non stupisce chi conosce la passione di Bollani per la “vecchia buona musica”, come quella di Renato Carosone, che lui ascoltava da ragazzino, mentre i suoi coetanei impazzivano per la disco.
Chissà quanto li ha studiati, questi grandi vecchi, su Youtube, l’unica droga della quale ammette la dipendenza.