C’era una volta un movimento politico, nato nei bar di periferia. Un movimento che interpretò con forza lo scoramento dei cittadini nei confronti della politica, che urlava forte cose sconce che, in fondo, a molti cittadini piaceva sentire. Un movimento che riuscì a riportare le persone a fare politica, dalla base.
Lo fece con parole d’ordine io credo non condivisibili, ma senz’altro efficaci. Un movimento che nacque nel profondo nord ma che riuscì ad imporsi sulla scena nazionale con forza. Al punto da avere il problema di creare una classe dirigente. Un movimento che seppe recuperare il portato simbolico che l’era della fine delle ideologie aveva tolto alla politica. Un movimento, non condivisibile mi ripeto, ma che fu vincente.
Poi passa il tempo e il potere logora, soprattutto se il potere si attribuisce ad una classe dirigente non sempre all’altezza della situazione. Una classe dirigente che dimentica di essere dentro l’istituzione e pensa che l’urlo ferino contro tutto e contro tutti possa funzionare anche dai seggi ministeriali.
Un movimento che si distrae e consente il peggior familismo, non è il caso di citare il caso eclatante sotto gli occhi di tutti; un movimento che, alla fine, si dimentica di avere governato negli ultimi anni. Governato comuni, province, regioni. Con posti chiave nel parlamento italiano.
Un movimento, triste, che pensa che, oggi, si possa ancora urlare secessione e ottenere il sostegno delle folle. Quelle folle, come noto, sono fatte da persone. Persone che qualche volta si accontentano di slogan un po’ bruschi e poco argomentati ai quali però devono seguire i fatti. E la Lega, a ben vedere, di cose vere ne ha fatte ben poche e, temo, ha commesso l’errore capitale. Sottostimare l’intelligenza dei propri elettori pensando che basti urlare secessione per mantenere il posizionamento politico, credo proprio non si debba fare.
Anche il populismo finsce per dover fare i conti con sé stesso e, forse, per la Lega, il tempo della resa dei conti è arrivato.
Lele Rozza
Scrittore
Emilia Romagna - 19 Settembre 2011
Il tramonto della Lega
C’era una volta un movimento politico, nato nei bar di periferia. Un movimento che interpretò con forza lo scoramento dei cittadini nei confronti della politica, che urlava forte cose sconce che, in fondo, a molti cittadini piaceva sentire. Un movimento che riuscì a riportare le persone a fare politica, dalla base.
Lo fece con parole d’ordine io credo non condivisibili, ma senz’altro efficaci. Un movimento che nacque nel profondo nord ma che riuscì ad imporsi sulla scena nazionale con forza. Al punto da avere il problema di creare una classe dirigente. Un movimento che seppe recuperare il portato simbolico che l’era della fine delle ideologie aveva tolto alla politica. Un movimento, non condivisibile mi ripeto, ma che fu vincente.
Poi passa il tempo e il potere logora, soprattutto se il potere si attribuisce ad una classe dirigente non sempre all’altezza della situazione. Una classe dirigente che dimentica di essere dentro l’istituzione e pensa che l’urlo ferino contro tutto e contro tutti possa funzionare anche dai seggi ministeriali.
Un movimento che si distrae e consente il peggior familismo, non è il caso di citare il caso eclatante sotto gli occhi di tutti; un movimento che, alla fine, si dimentica di avere governato negli ultimi anni. Governato comuni, province, regioni. Con posti chiave nel parlamento italiano.
Un movimento, triste, che pensa che, oggi, si possa ancora urlare secessione e ottenere il sostegno delle folle. Quelle folle, come noto, sono fatte da persone. Persone che qualche volta si accontentano di slogan un po’ bruschi e poco argomentati ai quali però devono seguire i fatti. E la Lega, a ben vedere, di cose vere ne ha fatte ben poche e, temo, ha commesso l’errore capitale. Sottostimare l’intelligenza dei propri elettori pensando che basti urlare secessione per mantenere il posizionamento politico, credo proprio non si debba fare.
Anche il populismo finsce per dover fare i conti con sé stesso e, forse, per la Lega, il tempo della resa dei conti è arrivato.
Il potere dei segreti
di Marco Lillo 12€ AcquistaArticolo Precedente
Carim, la banca controllata da Cl a rischio chiusura. In pericolo 7mila piccoli azionisti
Articolo Successivo
Donne non vuol dire festini
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Starmer chiede “pressioni su Putin” e annuncia una “riunione militare” dei Paesi ‘volenterosi’. Meloni: “L’Italia non invierà truppe. Lavoriamo con Ue e Usa”
Mondo
Attacco Usa su larga scala contro lo Yemen controllato dagli Houthi. “È anche un avvertimento all’Iran”
Cronaca
Manifestazione per l’Europa, “Siamo 50mila”. In piazza bandiere Ue, arcobaleno e “Bella ciao”. Dalla difesa comune al riarmo: le parole
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.