Il magistrato che ha condotto l'inchiesta di Bari all'esame davanti alla prima commissione del Consiglio superiore della magistratura. E' stato lui ad accusare il procuratore capo Antonio Laudati di aver provocato rallentamenti nelle indagini sul giro di escort
E’ durata circa tre ore e mezzo l’audizione presso la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura di Giuseppe Scelsi, ex sostituto procuratore di Bari. Un colloquio – che in una nota il Csm ha definito “lungo e approfondito” – reso necessario dopo che l’organo di autogoverno dei magistrati ha aperto una pratica sui presunti ritardi indotti nell’inchiesta sul giro di escort gestito da Gianpaolo Tarantini. Una rete di ragazze disponibili e pronte a tutto, soprattutto a passare serate e nottate a palazzo Grazioli in compagnia del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, per ottenere in cambio soldi e favori di vario genere, raccomandazioni per partecipare a programmi televisivi in primis.
Ma le indagini su questi fatti, secondo Scelsi, sono state volutamente rallentate, boicottate, su iniziativa del procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, che sarà sentito giovedì dalla stessa commissione del Csm. Quest’ultima dovrà valutare l’opportunità di un trasferimento di Laudati per incompatibilità ambientale o funzionale.
A far partire gli accertamenti è stato proprio Scelsi, che all’epoca era pm presso la procura di Bari e titolare dell’inchiesta sul giro di escort gestito da Tarantini: in un esposto di cinque pagine presentato al Csm l’ex sostituto procuratore ha accusato Laudati di aver fatto di tutto per intralciare gli investigatori.
Cosa abbia detto l’ex magistrato inquirente della procura barese ai componenti della commissione del Csm, presieduta da Niccolò Zanon, per ora non è dato sapere. Scelsi ha lasciato Palazzo dei Marescialli evitando i giornalisti e i verbali dell’audizione sono stati secretati.