L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha deciso di ribassare il rating del debito pubblico italiano: da A+ siamo scesi ad A.
L’agenzia S&P giudica le misure adottate dal governo italiano inadeguate. Nel giudizio che accompagna la decisione si parla delle difficoltà di crescita dell’economia italiana e soprattutto della “fragilità della coalizione di governo” che riduce le possibilità di un piano di riforme indispensabili per favorire la crescita economica dell’Italia.
L’elemento più preoccupante è il fatto che nell’outlook (prospettive) S&P mantiene una valutazione negativa sull’Italia, segnale che lascia presagire futuri ulteriori ribassi del rating.
E’ un giudizio durissimo ma non inatteso. Da mesi l’Italia è sotto osservazione da parte di tutte le agenzie di rating. E da mesi i nostri titoli di Stato sono oggetto di vendite in massa da parte dei fondi di investimento, dei fondi pensione, delle banche internazionali.
Solo l’intervento della Banca centrale europea che ha deciso quest’estate di acquistare sul mercato i nostri BTP, rallenta l’impennata dei tassi di rendimento dei nostri titoli.
Il peggioramento del rating si tradurrà sicuramente in un aumento del nervosismo sui mercati e in aumento dello spread tra titoli italiani e titoli tedeschi. Aumento dello spread a sua volta vuol dire aumento del costo del debito per l’Italia: maggiore spesa pubblica per interessi.
La situazione si fa insomma ogni giorno più grave.
Cresciamo poco. Se va bene il nostro Pil crescerà di solo l’1 per cento quest’anno. Le misure adottate con la manovra appena approvata avranno un effetto recessivo, visto che non c’è nessuna misura utile per stimolare la crescita ma quasi unicamente tasse. Le agenzie di rating abbassano il voto sul nostro debito e questo fa salire la spesa per interessi. Insomma rischiamo una spirale pericolosissima: bassa crescita, aumento spesa per interessi, necessità di nuova manovra correttiva, effetto recessivo e rallentamento ulteriore della crescita, non raggiungimento dell’obiettivo di pareggio del bilancio (se cade il denominatore) e quindi nuova manovra… in parole semplici: l’abisso si avvicina.
Come si esce da questa situazione?
Serve la politica. Serve un governo che abbia il coraggio di parlare agli italiani e poi ai mercati. Servono persone per bene, competenti e credibili. Serve una maggioranza che abbia i polsi fermi e che sappia reggere all’urto dell’impopolarità. Perché certo le misure necessarie non saranno accolte con allegria da vari gruppi sociali.