Mentre impazza lo scandalo berlusconiano paragonabile nella storia dell’uomo soltanto agli eccessi di Eliogabalo, dissolutissimo imperatore romano, ma che almeno rispetto al premier italiano aveva dalla sua la giovinezza, sulla scena politica italiana irrompe nuovamente il caso Saverio Romano.
“Abbiamo nella mani Saverio Romano e Totò Cuffaro”. Così Nicola Mandalà, boss di Villabate, secondo Stefano Lo Verso, ex “badante” di Bernardo Provenzano e oggi pentito di mafia.
Ho già scritto su Saverio Romano il 25 marzo e il 10 luglio scorsi, ritenendo la sua nomina a ministro un increscioso incidente sul piano politico, giuridico e costituzionale, e confesso che ho a lungo sperato in un intervento (di rimedio) del presidente della Repubblica… Non voglio tediare nessuno e dunque non aggiungo niente nel merito perché dopo sei mesi il tema resta attualissimo: cosa ci fa nel governo un politico rinviato a giudizio per reati di mafia? Prima o poi qualcuno dovrà pur rispondere, ne sono certo… o forse, pur in quest’Italia brulicante di escort e mafiosi, continuo a restare un inguaribile ottimista?