Il futuro dello stabilimento Maserati di Modena è appeso ad un filo così lacero che potrebbero passare pochi mesi prima che si spezzi. Dopo i continui rifiuti da parte della dirigenza a offrire ai lavoratori risposte sul futuro della fabbrica di via Ciro Menotti a Modena per gli operai la misura è colma: “Non escludiamo – dicono dopo l’ennesimo incontro avuto con la dirigenza locale – di mettere in campo ulteriori iniziative di lotta contro le mancate risposte dell’azienda sui futuri piani industriali”.
L’incontro tra i dirigenti locali della Casa del Tridente e le rappresentanze sindacali aziendali non ha avuto nessun risultato. Un incontro già fissato prima delle ferie estive e su cui le aspettative si erano vertiginosamente caricate. Quali saranno gli investimenti previsti per lo stabilimento di Modena per i prossimi anni? Quali modelli produrremo? Come mai di Maserati ne parla ovunque tranne che a Modena?
La successione di domande potrebbe andare avanti per lungo tempo. Il nodo della questione è che circa da un anno e mezzo i lavoratori della Maserati attendono un piano industriale che definisca, su un lasso di tempo di medio-lungo periodo, progetti e investimenti futuri. Quello che hanno ricevuto nell’incontro è stato, invece, una programmazione che stentatamente arriva a fine anno, dove sono assicurati ordini e la conseguente produzione. Un periodo troppo breve, tuttavia, per pensare di aver attraversato il guado della salvezza produttiva e occupazionale.
La vicenda Maserati, inizia nel febbraio del 2010, quando arrivano le prime voci sul possibile trasferimento della produzione delle auto di lusso in quel di Torino, in particolare a Grugliasco, nello stabilimento ex Bertone acquistato dalla Fiat pochi mesi prima, con la previsione di costruire a ritmo di 50-60mila unità l’anno. Gli animi dei lavoratori modenesi cominciano a scaldarsi, perché pur volendo cambiare i turni di lavoro (passando dai due attuali a tre), pur allargando il perimetro di produzione, inglobando il vicino campetto di calcio di via Divisione Acqui messo a disposizione dall’amministrazione comunale, la capacità produttiva modenese non riuscirebbe a superare le 20mila vetture l’anno.
Ed è così che comincia l’incessante battaglia della richiesta di un piano industriale che latitava e latita attualmente. Ad aggravare un quadro già fin troppo a tinte fosche è stato quando dichiarato da Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat, a Bologna poco più di cinque mesi fa, ospite per una lezione alla Business School dell’Università di Bologna. Alla domanda del fattoquotidiano.it, infatti, circa la possibilità di un trasferimento della produzione della Maserati non lo esclude affatto: “E’ probabile che una parte delle vetture non siano prodotte solo a Modena”, furono le sue parole.
Uno slancio di sincerità che ha trovato conferma nella successiva apertura della produzione del cosiddetto Maseratino (una Maserati del segmento E, non di lusso come quella prodotta a Modena) a Grugliasco e nel recente annuncio di Marchionne, a Francoforte, di voler produrre il suv Maserati nell’impianto di Jefferson North a Detroit. Immediata la “replica” dei lavoratori che, del tutto lecitamente, si domandano: “Se il Maseratino sarà prodotto a Grugliasco e il Suv Maserati a Detroit, a Modena cosa rimarrà?”.
Quello che paventano lavoratori e sindacati, infatti, è che lo stabilimento modenese si spenga poco a poco, non dietro l’annuncio di chiusure certe (come accaduto per Termini Imerese in Sicilia), ma sprofondi nel mare dei mancati ordinativi, visto che i modelli di vetture prodotti a Modena sono “vecchi” anche di 6-7 anni, che per un’auto di lusso è un tempo decisamente elevato. Una morte graduale, dunque, che potrebbe, a dire dei lavoratori, arrivare anche tra poco meno di due anni.
E’ per questo circa una settimana fa, quando Marchionne è stato spinto a volare da Detroit a Modena, per uno dei tradizionali e periodici meeting aziendali che lo portano a spostarsi nei vari stabilimenti del gruppo della casa automobilistica, allo stabilimento di San Matteo della Cnh (Case New Holland), i 600 lavoratori Maserati non hanno esitato a chiedergli un incontro.
“Egregio Dottor Marchionne – si legge nella lettera che la Rsu Fiom/Cgil e Uilm/Uil ha scritto al braccio operativo di Fiat – siamo la Rsu della Maserati, cogliamo l’occasione, venuti a conoscenza della sua presenza a Modena, per chiederle un incontro ed esporgli le preoccupazioni e le inquietudini di tutti i lavoratori Maserati nella speranza di trovare in lei risposte riguardo il nostro futuro”.
La lettera è stata recapitata allo staff di Marchionne, il quale tuttavia, nonostante la permanenza a Modena per due giorni, ha deciso di non rispondere al richiamo disperato delle tute blu di Maserati. Così c’è stato l’incontro coi dirigenti dello stabilimento modenese, ma giudicato ancora una volta deludente, privo delle risposte che si aspettavano, così i lavoratori hanno deciso dunque di valutare l’opportunità (ancora non certa, ma altamente probabile) di incrociare nuovamente le braccia.