Dal 2009 è la prima web radio italiana che trasmette musica in creative commons e con la possibilità di download gratuito, senza l’obbligo di dovere corrispondere i diritti all’artista. Per i contenuti e le rubriche, online e in podcast, si ispira invece ai temi della legalità, dai diritti alla sostenibilità. Reset Radio, da sempre gratuita, è nata due anni fa dall’iniziativa di Matteo Ponzano, ma oggi chiede aiuto alle aziende che condividono gli stessi valori per autofinanziarsi e sopravvivere. Apre agli spazi pubblicitari, e il pagamento degli inserzionisti sarà in euro e in scec, buoni gratuiti e alternativi alla moneta. Per diffondere la cultura della solidarietà e del baratto.

“Volevo una radio che trasmettesse solo opere in copyleft – spiega Ponzano. – All’inizio il panorama creativo era scarno, ora invece sono tanti gli artisti che preferiscono saltare l’intermediazione con Siae e case discografiche. Oggi quindi trasmettiamo soltanto pezzi di qualità, in particolare di rap underground”. Su 100 minuti di trasmissione, 60 sono di musica e 40 di rubrica e in due anni Reset ha realizzato oltre 500 interviste e oltre 2500 contatti al giorno. Ma evitare l’intermediazione non significa non retribuire gli artisti. “Infatti tre mesi fa Easy Jet ci ha contattato per cercare artisti underground per una sua campagna – osserva Ponzano -. Ha scelto un brano straniero di Juanitos che è diventata la colonna sonora di un’iniziativa online della compagnia low cost”. I diritti dunque sono stati direttamente corrisposti all’artista e Reset Radio ha così dimostrato che “il creative commons paga”.

Dal copyleft all’innovazione, passando per legalità e sostenibilità. “Quella di aprire la radio è stata un’urgenza morale e in questi due anni ci hanno accompagnato anche testimonial importanti e che condividono la nostra mission. Marco Travaglio, Gino Strada e don, ad esempio, hanno prestato la voce per i nostri jingle. Anche se schierarmi e prendere posizioni politiche non ha contribuito alla mia carriera professionale”, spiega il fondatore che prima della radio lavorava come speaker per grandi aziende e radio nazionali. Poi, pian piano, i contatti sono sfumati.

L’esca della musica online e legale, da ascoltare in streaming o da scaricare, è stata l’amo per attirare “migliaia di giovani che attraverso il rap o l’elettronica trovano uno spazio per approfondire e parlare di temi di cui altrimenti non si interessano”. Dalla rubrica su diritti e Internet di Guido Scorza fino a quella di Greenpeace, ad esempio. E il finanziamento che oggi la web radio è costretta a chiedere rappresenta anche un’opportunità alternativa all’economia tradizionale. Ponzano si rivolge in particolare a chi si occupa di sostenibilità, finanza etica, e a chi predilige la filiera corta alla grande distribuzione. “Agli inserzionisti chiediamo l’investimento di una una cifra modica, anche solo 20 euro in un anno, e di un corrispettivo in Scec, una moneta simbolica che ha il valore di uno sconto su un prodotto o un servizio o sostituisce il baratto”. Gli Scec, o ‘buoni locali di solidarietà, sono stati anche adottati da alcuni esercizi dove è possibile utilizzarli, anche se all’estero sono molto più diffusi. In questo modo si crea un circuito alternativo anche alla moneta, per mantenere in piedi solidarietà e business sostenibile.

“In realtà – conclude Ponzano – avrei preferito non fare ricorso alla pubblicità, ma la crisi non me lo consente. In questo caso, però, si tratta di un’opportunità visto che il settore della sostenibilità, per quanto cerchino di tagliare le sovvenzioni governative, può creare nuovi posti lavoro. E anche una nuova cultura dello scambio”.

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