Ci risiamo. Massimo Moratti sta sfogliando in queste ore la margherita per decidere chi prenderà il posto di Gian Piero Gasperini sulla panchina dell’Inter. Ieri sera, l’ultimo affondo, probabilmente decisivo. Il Novara campeggia sui resti della corazzata neroazzurra, finisce 3 a 1 per i ragazzi allenati da Tesser, alla prima vittoria in serie A. Doveva essere la partita della svolta, quella della risalita del Gasp e della sua ciurma in acque più tranquille, lontane dalle tempeste che si sono abbattute nelle scorse settimane su tecnico e squadra. E’ stato invece l’ennesimo acquazzone. Inter ancora giù e futuro del Gasp appeso ad un filo.
“È stata davvero una prestazione bruttissima – ha dichiarato l’allenatore torinese in sala stampa a fine partita -. Rispetto alla gara contro la Roma abbiamo aggiunto un attaccante perché pensavamo di poter giocare in maniera un po’ più offensiva, ma in questo periodo tutte le volte che abbiamo provato a giocare più alti abbiamo fatto brutte figure”. Dunque, cosa fare per tornare in carreggiata? “In questo momento dobbiamo essere più umili, ma non nell’atteggiamento, è una questione di difficoltà nostra, non possiamo permetterci più di tanto. I giocatori? Sono dispiaciuti come tutti e io per loro. Però credo che questo gruppo non debba vivere nel passato, ma nel presente e cercare di costruire. Dobbiamo fare un passo indietro e avere un maggiore controllo della gara senza subire queste situazioni”.
Come sarebbe andata la gara lo si è intuito dopo una manciata di secondi dal fischio d’inizio. Julio Cesar e Chivu giocano a palla avvelenata a due passi dall’area di rigore e quasi ci scappa il gol del vantaggio novarese, mancato per un soffio da Meggiorini, che spara sul portiere in uscita. Moratti è in tribuna. Ha deciso di seguire la squadra in trasferta, non lo fa spesso, ma era a due passi da casa, ci stava. La sua espressione non tradisce alcuna emozione. Guarda e spera che le mosse di Gasperini siano state azzeccate. Pazzini ancora una volta in panca. Accanto a lui, Samuel, pilastro dell’era Mourinho. Castaignos va invece in campo a comporre il reparto offensivo insieme con Milito e Forlan. Il tabellino dirà poi che è andata peggio del previsto. Due tiri in porta dell’Inter in novanta minuti contro il Novara testimoniano di una crisi grave e profonda. Perché a giocare male è stata tutta la squadra, quasi assente, incapace di organizzare una manovra degna dei giorni migliori. Ma pure di fare passaggi a breve distanza, roba da scuola calcio.
Quattro sconfitte e un pareggio in cinque gare ufficiali. Il 3-4-3 proposto dal tecnico di Grugliasco, modulo che aveva applicato con risultati positivi a Genova, non va, non gira, non funziona. Colpa dei giocatori che non si applicano, che sono fuori forma e che non sembrano avere molta voglia di seguire le indicazioni di Gasperini. Si è detto della difesa a tre, che l’errore più grande del nuovo allenatore fosse proprio lì, nell’insistere in uno schema che non garantiva la necessaria copertura. Tuttavia, quello che ha messo in moto le sirene dell’allarme è stato l’atteggiamento in campo della squadra. Gli uomini di Mourinho entravano in campo caricati con la molla, pronti a dare tutto per il loro mister. I ragazzi del Gasp sembrano impauriti, indecisi, fragili. Che il tecnico ex Genoa non abbia più il controllo dello spogliatoio? La risposta è arrivata da Moratti, che scuro in volto ha confermato la tesi con una frase che la dice lunga circa la possibile permanenza di Gasperini dalle parti di Milano: “Non ha in mano la squadra”. Affermazione che, di solito, non fa dormire serenamente i tecnici che la subiscono.