Andrà a processo Giorgio Bresciani, l’ex calciatore del Bologna indagato per false fatturazioni relative ad una maxi truffa ai danni dello Stato con frode al fisco. Dovrà affrontare un’altra partita, ma questa volta tutta in difesa. Il giudice per l’udienza preliminare, Pasquale Gianniti, ha infatti rinviato a giudizio all’8 marzo sia Giorgio, che Adalberto Bresciani, il padre. Insieme a loro ci sono altri ventidue imputati.
A processo andranno in 14, mentre sono nove gli imputati prosciolti e un solo patteggiamento di tre anni di Elisabetta Calzolari. Nel febbraio 2008 la guardia di finanza di Bologna, coordinata dal pm Antonella Scandellari, eseguì sedici ordinanze di custodia cautelare (due in carcere e quattordici agli arresti domiciliari), e 27 perquisizioni. Tra gli arrestati anche alcuni commercialisti bolognesi (Gianni Mazzoni e Pierluigi Orsi, quest’ultimo prosciolto), un geometra, Giordano Chiusoli (assolto nel merito per non aver commesso il fatto), e Giorgio Bresciani, famoso per il gol contro il Chievo che nel ’96 portò il Bologna in serie A, il quale era finito a trafficare con macchinari per estrarre l’olio d’oliva pieno di cera in Calabria, e che ora dovrà affrontare il processo.
Le indagini erano partite nel 2006, con intercettazioni ambientali, telefoniche e accertamenti bancari che misero in luce un giro di false fatturazioni che riguardavano otto società bolognesi per circa 17 milioni di euro di ammontare. Secondo gli inquirenti gli indagati avevano anche richiesto indebitamente, tramite due società calabresi, contributi comunitari non dovuti, per oltre cinque milioni di euro. Le indagini accertarono anche una frode fiscale nel campo di compravendite immobiliari messa a segno tramite 15 società intestate a prestanome, mediante l’acquisto di proprietà immobiliari che venivano ristrutturate, frazionate e poi rivendute con importi non corrispondenti al vero o con l’emissione di fatture false.
L’ex calciatore era titolare a Bologna di due società (Bresciani Group e Breber Costruzioni), una cessata nel 2005. E nel gennaio del 2006 era già oggetto di indagine da parte della Procura di Rossano (Cosenza) per una truffa da cinque milioni di euro.
Le truffe venivano realizzate attraverso una rete di società fittizie, di cui otto bolognesi e due calabresi, intestate a prestanome, come anziani ignari di tutto e perfino una donna toscana di 103 anni. Venivano emesse numerose fatture false, che permettevano di incassare sgravi fiscali, rimborsi Iva dallo stato e contributi comunitari. La norma che i presunti truffatori utilizzavano dà infatti diritto ad un rimborso del 40 per cento sulle spese sostenute, mentre loro riuscivano a gonfiare le fatture anche fino a 10 volte le spese reali.
Bresciani è anche accusato di distruzione di scritture contabili e di aver concorso con Marco Naldi e Marco Acquistapace (entrambi rinviati a giudizio), che vive a Londra, alla truffa su un impianto per la raffinazione dell’olio a Gioia Tauro, chiedendo contributi per oltre 6 milioni di euro a fronte di costi fittizi per quasi 17 milioni.