Dopo decenni di promesse vane l’amministrazione di palazzo Garampi sembra essersi impegnata seriamente nel tentativo di risolvere il problema più sentito dai cittadini riminesi: quello degli scarichi a mare.
Si chiama “Rimini–Isola”, in riferimento all’invaso sotto il ponte di Tiberio, il progetto definitivo per la realizzazione del primo stralcio dell’intervento sul sistema fognario, approvato dalla giunta comunale nell’ambito del programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio (Prusst), promosso dal ministero dei Lavori Pubblici. Il progetto definitivo approvato, dal costo complessivo di 5 milioni 900 mila euro, è il primo dei tre stralci funzionali in cui è stato suddiviso l’intero intervento. Questo primo stralcio interesserà l’area del Parco Marecchia e l’argine sinistro del deviatore Marecchia, fino all’impianto di sollevamento in zona stadio baseball.
Il finanziamento per la progettazione dell’opera è stato erogato al Comune di Rimini dalla Regione Emilia Romagna. L’obiettivo del progetto “Risanamento fognario Rimini Isola” è la risoluzione, in maniera definitiva, dei fenomeni di sversamento di acque reflue nell’invaso, attraverso la ristrutturazione e l’ottimizzazione funzionale dell’intero sistema di drenaggio urbano, a servizio della porzione di territorio di San Giuliano.
“È un grosso passo in avanti su quanto questa amministrazione intende fare sul sistema fognario della città –commenta l’assessore all’ambiente Sara Visintin. Un intervento previsto in ambito Ato propedeutico, come definito dall’atto di indirizzo in materia di fognature e depurazione, alla futura separazione della rete fognaria di Rimini Isola e, più in generale, della città”. Dunque l’assessore lascia intendere che quell’acqua stagnante e maleodorante che ora si vede dalle paratie del ponte romano sarà presto solo un ricordo e il parco Marecchia potrà affacciarsi nuovamente su uno specchio d’acqua pulita.
“Non di secondo piano, -continua Visintin- i risultati che, già con questo primo stralcio, potremo raggiungere in tema riqualificazione ambientale del parco Marecchia. Sarà infatti eliminato qualsiasi sfioro di acque reflue nel parco e nell’invaso del ponte di Tiberio, con ricadute benefiche sulla qualità delle acque del porto canale e del mare. Inoltre con la realizzazione dell’impianto idrovoro in progetto –conclude l’assessore- saranno per sempre eliminati i fenomeni di allagamento per l’area di San Giuliano, così come gli impianti di sollevamento di via Laurana e di via Ceccarelli”.
Intanto sul fronte giudiziario la Procura di Rimini prosegue le sue indagini sui documenti acquisiti in Comune per chiarire le possibili implicazioni sulla salute degli sversamenti a mare. L’inchiesta in mano ai pubblici ministeri Gemma Gualdi, Davide Ercolani e Stefano Celli ipotizza i reati di epidemia colposa, lesioni e getto di oggetti pericolosi.
Analisi sulle acque prelevate a riva sono state commissionate alla biologa della Lav Cinzia Zoli, alla quale è stato chiesto anche di monitorare quanto tempo impiegano le acque contaminate per tornare alla normalità. Zoli è la stessa biologa che da giugno a dicembre 2008 aveva effettuato, come responsabile di laboratorio, campionamenti e controlli sulle acque marine in diversi punti della città, per conto dell’associazione Basta merda in mare.
Tre anni prima che la Procura aprisse gli occhi le sue analisi avevano rilevato una presenza non trascurabile di escherichia coli e streptococchi fecali nei campioni esaminati. Il problema degli scarichi ha un’indubbia ricaduta sulla salute degli utenti del mare. Gli inquirenti attendono ora dai direttori sanitari degli ospedali di Rimini e Riccione le cartelle cliniche relative a patologie connesse al contatto con acqua inquinata e cronologicamente compatibili ai giorni di apertura delle condotte a mare.
Il sospetto che ci sia una relazione tra i referti dei medici di base e del pronto soccorso con i periodi di apertura degli sfioratori di piena è sempre più forte. A scoprire il vaso di Pandora è stato Marco Sergiani, un venticinquenne atleta di triathlon che l’anno scorso ad aprile si allenava in mare. Tornato a casa aveva iniziato a sentirsi poco bene: mal di testa, vertigini, febbre, crampi allo stomaco, vomito, diarrea sono durati 10 giorni. “Tutti sintomi –assicura Sergiani- che il mio medico curante, il dottor Giuseppe Montanari, ha ritenuto imputabili alla nuotata in mare. Questo perlomeno è quanto mi ha detto a parole, ma poi non l’ha voluto mettere nero su bianco”.
È stato allora che l’atleta ha scritto una lettera all’Ausl nella quale spiegava il suo caso e diceva di considerare l’evento relazionato “all’apertura degli scarichi fognari”. Curiosa la risposta che Sergiani ha ricevuto: “È molto probabile che si tratti di una sindrome parainfluenzale abbastanza diffusa in questo periodo a causa degli sbalzi di temperatura”.
Rimini ha davanti a sè un’occasione storica che non si deve lasciare scappare. Ora che si sta agendo con degli interventi concreti, è il momento anche per cambiare mentalità nell’approccio alla risorsa marina. Non mancheranno soddisfazioni agli amministratori comunali se le loro scelte saranno guidate da una seria assunzione di responsabilità e da una volontà di trasparenza nell’informazione ai cittadini. In fin dei conti sono prove di democrazia partecipata che possono fare solo bene a chi Rimini la vive tutto l’anno e ai tanti turisti che la scelgono ancora come meta delle loro vacanze.