L'ennesima partecipata del Comune rischia di saltare per illiquidità. Il Centro Agroalimentare e Logistica deve pagare 3 milioni di euro alla ditta di servizi come deciso dal tribunale di Parma. Pagliari (Pd): "Il Cal è in una stituzione gravissima, ma è anche la conferma dell'insolvenza in cui versano le partecipate del Comune".
A finire nel mirino, stavolta, è il Cal, Centro agro-alimentare e logistica, di cui il Comune di Parma è azionista. La notizia non è tanto lo stato di salute dei conti della società stessa, traballante da tempo, quanto il pignoramento chiesto dalla ditta di servizi in rapporto con viale dei Mercati: a fronte di un credito mai riscosso di circa 2 milioni di euro, dopo il decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Parma, successivamente opposto dal Cal stesso, la società ha ottenuto di poter esigere e quindi incassare 3 milioni, ovvero l’importo maggiorato a termine di legge del 50%, crediti che il Centro vantava a sua volta con una ventina di imprese ed enti pubblici.
Una tegola, l’ennesima, che colpisce dunque nuovamente l’Amministrazione, che nell’operazione, ovvero l’acquisizione di quote di una realtà nata pochi anni fa ma mai decollata realmente, nonostante tutto ha sempre creduto e sin dal primo momento. La preoccupazione di Pagliari è palpabile: “Questa vicenda dimostra la gravità della situazione del Centro ma evidenzia ancora una volta quali possano essere le conseguenze dell’insolvenza delle varie società partecipate (a tutt’oggi una trentina di realtà che gravitano come satelliti nell’orbita dell’Amministrazione, ndr). Vien da chiedersi, legittimamente, se le prospettive di mercato lascino prevedere margini di ripresa o se al contrario l’attuale difficoltà sia segno di una crisi non superabile, nemmeno in presenza di nuovi piani finanziari”.
Non una novità, in ogni caso, per Parma, il binomio partecipate-pignoramenti: solo poche settimane fa, infatti, la querelle con Oriol Bohigas aveva fatto tremare i vertici di STU stazione (al cui vertice siede Costantino Monteverdi, l’ex assessore alla Sicurezza costretto alle dimissioni dopo il caso-Bonsu, ndr). Lo studio dell’urbanista spagnolo cui è stato affidato l’avveniristico e titanico progetto, dopo aver chiesto invano il saldo dell’ultima tranche dovutagli, circa un paio di milioni, aveva chiesto, ottenendolo, un altro pignoramento immobiliare di uguale importo.
Tornando al Cal, Pagliari lo dice solo tra le righe ma l’epilogo pare già esser scritto: in presenza di illiquidità, il rischio, dopo il pignoramento non può che chiamarsi fallimento visto che pur a debito estinto (e maggiorato, come detto), non è chiaro come la società possa proseguire la sua attività. Visto e considerato anche che l’antico “giochetto” delle scatole cinesi non può più funzionare come quando in passato, il Centro aveva dato vita ad Alfa (Agenzia logistica filiere agroalimentari), con il fine di realizzare e gestire un polo di ricerca logistica da quasi 40mila metri quadrati, affare che era costato una decina di milioni di esposizione con vari istituti di credito, tra cui Banca Monte, uno dei soci del Cal stesso, che non aveva visto in seguito onorate diverse rate del prestito erogato per un ammontare di diversi milioni.
Al di là del danno economico, comunque, il rischio del naufragio di quest’avventura, partita male e proseguita se possibile peggio, è anche e soprattutto politico: sarebbe infatti il primo caso di una partecipata a “saltare”. Un rischio che nessuno, a palazzo, può permettersi, specie di questi tempi: potrebbe essere infatti la classica goccia destinata a far traboccare un vaso già colmo da tempo.
(f.n.)