“Se pensiamo che questa sera qualcuno ha avuto il coraggio di chiamare Marco Milanese per presenziare a una nota trasmissione televisiva, possiamo allora davvero capire in che gravi condizioni versa il nostro paese”. E’ una Rosy Bindi amareggiata quella che si è presentata al Festival del Diritto di Piacenza che aperto con il dibattito sui valori della costituzione e un’esclusiva intervista di Stefano Rodotà a Oscar Luigi Scalfaro.
Una giornata passata in parlamento ad assistere al voto che ha salvato con l’immunità parlamentare il deputato Milanese e una serata a discutere sui valori costituzionali di un’Italia che zoppica sempre di più. E’ la credibilità quella che scuote oggi più di tutti un’opposizione italiana che deve presentarsi come alternativa credibile al governo Berlusconi e che rischia di perdere pezzi per strada, a partire dalla faccenda Penati.
“Al termine della giornata di oggi”, ha affermato Rosy Bindi, “io personalmente e il Pd, possiamo uscire a testa alta di chi si è opposto al voto di salvataggio e che fin da subito ha chiarito le sue posizioni. E lo stesso vale per Penati, per il quale abbiamo utilizzato lo stesso peso e la stessa misura”.
Un governo in ginocchio, stando alle parole della deputata Pd, al quale dà pochi mesi di vita: “Possiamo parlare di una vera e propria dittatura della maggioranza nel nostro Paese. Una maggioranza che è totalmente diversa da quella votata dai cittadini e che continua ad arroccarsi in Parlamento, fingendo una sicurezza che è solo un’illusione. La situazione è gravissima e ogni mattina io chiedo al Padre Eterno di tenermi la fronte per cercare di affrontare la giornata: ci pensate che si è festeggiato per una manovra finanziaria approvata in 5 giorni senza alcun tipo di discussione parlamentare o sociale tra le parti? Questa io fatico a chiamarla democrazia”.
Tanti i temi affrontati nel corso della serata, grazie anche alle parole di Oscar Luigi Scalfaro che ha sottolineato l’importanza di un parlamento vero e pulito perché il sistema costituzionale possa godere di buona salute. La corruzione dunque come la peste bubbonica che mina i principi fondanti dell’apparato politico italiano. “Quello che deve farci paura,” ha dichiarato il giudice costituzionale Valerio Onida, “sono le manifestazioni di fronte al parlamento di questi giorni al grido di mandateli tutti a casa. Questo significa che il popolo non crede più non tanto nel sistema elettorale o in questo o quel politico, ma nel parlamento vero e proprio. Un sintomo gravissimo e ora come ora il nostro problema non dev’essere cambiare la carta costituzionale, ma dovremmo concentrarci sul sistema elettorale, che così com’è impedisce lo svolgersi di una vera e propria democrazia”.
Cambiare il modo di accedere al Parlamento per renderlo più pulito e trasparente, questa una delle ricette emerse nel corso della serata. “Sono stati fatti tanti errori”, ha dichiarato Rosy Bindi, “e di sicuro credo che a questo punto sia importante: non tornare indietro. E’ giunto il momento di fare passi avanti: io stessa ho firmato per il referendum che abolisce il Procellum e credo che potrebbe essere finalmente l’occasione per cambiare questa legge elettorale scandalosa”.
Istituto della sfiducia costruttiva che permetta il formarsi di una nuova maggioranza in Parlamento, Presidente della Repubblica come autorità garante della carta costituzionale e riduzione del numero dei parlamentari, perché si possa lavorare meglio e in modo più attivo: sono i punti fondamentali enunciati dalla democratica nel corso del dibattito e dai quali si vorrebbe ripartire. “Non pensiamo tanto a dimezzare i parlamentari,” ha aggiunto il giudice Onida, “ma raddoppiamo la loro qualità. C’è più o meno corruzione oggi rispetto ai terribili anni di tangentopoli? Difficile dirlo. Quello che senza dubbio dobbiamo combattere è l’innalzamento del livello di accettazione. Tutto può succedere e nessuno dice niente”.
La domanda è venuta dal moderatore Paolo Mieli che ha chiesto a Rosy Bindi come si è fatto a non accorgersi che la situazione tornava ai livelli di tangentopoli e del famoso 1992. “ Il problema,” ha dichiarato la Bindi, “è che si è affidata la riforma della politica alle cariche giudiziarie. Certo, sono state fondamentali, ma senza una riflessione seria da parte di noi, partiti e politici, una riflessione che sia aperta e trasparente, pubblica oserei dire, non potremo andare mai da nessuna parte”.
di Martina Castigliani e Massimo Paradiso