“Vi sono anche partite dei campionati spagnoli e sudamericani”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Napoli, Rosario Cantelmo, durante la conferenza stampa per illustrare i fermi eseguiti dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta su clan e scommesse sportive. E’ il secondo filone di un’inchiesta nata nel 2008. I clan coinvolti sono quelli dei D’Alessandro e Di Martino, attivi nell’area di Castellammare di Stabia. Sono otto i destinatari un decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Gli indagati devono rispondere anche di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e alla fittizia intestazione di società.
Tra i fermati ci sono anche i nomi di due dirigenti della società di scommesse Intralot: Maurizio Lopez, dirigente nazionale dell’ufficio quote e rischi, definito dagli inquirenti “persona intranea all’organizzazione”, e Antonio De Simone, direttore ufficio commerciale.
I magistrati stanno collaborando anche con la Federazione italiana gioco calcio. “Dalla Figc ci sono scambi costanti di informazioni su tutte le partite sospette, così come analizziamo i dati che ci arrivano costantemente dall’agenzia dei monopoli di Stato – dice ancora Cantelmo – abbiamo già convocato alcuni dirigenti della società coinvolte e chiesto spiegazioni”.
I carabinieri rivelano anche alcuni giocatori sono stati aggrediti o minacciati per condizionare i risultati di alcuni match. Non stati, però, forniti i nomi di calciatori vittime dei casi di violenza. Sono state sequestrate, poi, due agenzie di scommesse, entrambe in provincia di Napoi, una a Pimonte e l’altra a Gragnano, secondo il pm sarebbero state gestite da prestanome per conto dei clan. Clan che avrebbero tentato anche di ramificare il giro di scommesse illecite in Emilia-Romagna attraverso una serie di agenzie con dei prestanome, una di queste nella città di Rimini.