“Dissi che avevo timore per Mediaset nel caso Berlusconi non fosse più stato a palazzo Chigi, ma questo non è più il Paese di piazzale Loreto”. Qualche mese fa, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, confidava ai cronisti il suo timore per le aziende del premier nel caso Berlusconi avesse lasciato la guida del Governo. “Ma poi, si sa- riferisce oggi Confalonieri a margine del Festival del Diritto di Piacenza – i giornali mettono virgolettati nei quali non ti riconosci più, è un po’ il gioco delle parti”.
A domanda diretta, quindi, Confalonieri sembra aver preso un’altra strada: timori per Mediaset in caso di fine del berlusconismo? “Io dissi di avere timore – precisa il presidente di Mediaset – ma questo non è più il paese di piazzale Loreto. Qui, per esempio, mi ha invitato una giunta di sinistra, una parlamentare di sinistra e questo sta a significare che si può dialogare, si può avere un confronto”.
Il ragionamento di Confalonieri sta quindi tutto nel binomio “se uno ha a cuore le aziende del paese che fanno lavorare 5.000 persone direttamente e altrettante indirettamente, non credo possano essere affossate”.
Il timore di elezioni anticipate non è però minore rispetto all’andamento del titolo Mediaset a piazza Affari che, insieme a Fiat, è quello che ieri ha perso di più. Un caso? “Può anche darsi che il titolo Mediaset soffra per la situazione politica ma su di lui soprattutto influisce la situazione in generale” argomenta Confalonieri prima di essere intervistato da Lucia Annunziata.
La debolezza del Governo, a detta del presidente del gruppo, influisce “ben poco” sull’andamento dei titoli delle aziende del premier influenzate soprattutto dalla situazione congiunturale negativa che neanche le manovre riescono ad arginare. “E poi, “tutti criticano queste manovre – replica Confalonieri – però non ho sentito nessuno che dica questo e’ sbagliato, io farei questo che invece è giusto. Mi piacerebbe leggere delle proposte e valutarle”.
La discussione va avanti e si arriva alla domanda che tutti aspettavano: Berlusconi? “Siamo fuori tema”, ma poi Confalonieri – a cui viene chiesto delle frequentazioni di Berlusconi, soprattutto con personaggi ambigui e ragazze disposte a tutto – confessa: “Siamo amici da una vita, prima non lo chiamavo così spesso, adesso lo chiamo tutti i giorni per dirgli che se era meglio farle o non farle, quelle cose era meglio se non le faceva”.
Il presidente di Mediaset parla con Lucia Annunziata sul tema “Potere e televisione” e si permette un off topic sul suo “grande amico” Silvio Berlusconi in un momento nero per la reputazione del presidente del consiglio non solo in Italia ma anche all’estero. Ed il presidente del gruppo, dopo aver cercato di dribblare le domande sul premier “a lui darei solo consigli sul Milan e non sul resto”, cede alla domanda diretta della Annunziata davanti alla platea piacentina del Festival che, più che altro, è venuta armata di curiosità per cercare di capire che aria tira attorno al premier e che cosa ha da dire uno degli uomini più vicini e fidati del presidente. “Lo chiamo ormai tutti i giorni per sapere come va – sostiene Confalonieri – e io credo comunque che lui sia preso di mira. Nessuno è stato così spiato come lui e il giornalismo che fa paginate di questo è deleterio”.
Un giornalismo composto non solo dalle testate nazionale, ma anche da quelle estere. Come ad esempio l’Economist che, nell’edizione di questa settimana, dedica ancora ampio spazio al premier chiudendo l’articolo con l’emblematica frase uscita dalle intercettazioni “Faccio il presidente del consiglio a tempo perso”. “Ecco – appunta Confalonieri- quella era evidentemente una frase scherzosa e non capisco come possa essere interpretata in altro modo ma il giudizio della storia sarà quel che sarà”.
In attesa di questo giudizio, gli elementi sul piatto sono donne, soldi, appalti, interessi privati mascherati – male – da interessi pubblici mentre i più fidati consiglieri del premier stanno alla finestra.
“Non è vero – ribatte Confalonieri – io dico che tra il fare o non fare quelle cose, dico che era meglio che non le faceva ma, questo è fuori discussione, lui è stato accusato di tutto quando tutto non ha fatto”.
Era chiaro sin dall’inizio, quindi, che il dibattito di questa mattina avrebbe avuto come punto focale i rapporti tra Confalonieri e Berlusconi invece di un più generico “Potere e televisioni”, workshop naufragato nello stesso istante in cui il presidente del gruppo ha confidato alla platea di avere a cuore “Tamarreide” come programma televisivo di punta per la tv generalista.
Anche perché il pubblico è venuto per altro, per sapere in definitiva come sta il premier. “E’ un gatto a otto, nove vite – sorride Confalonieri – sta bene, va avanti e reagisce anche in grosse difficoltà” e a chi gli chiede le dimissioni, il presidente Mediaset replica: “Gli inviti a un passo indietro che vengono dalle opposizioni ci stanno, da Bersani a Casini, magari Di Pietro no perché quando dice che ci scappa il morto sbaglia, ma io sono perché lui resista e soprattutto non capisco come questa crisi possa essere risolta da Mario Monti”.
Niente tecnici “seppur competenti” e Berlusconi vada avanti “fino al 2013” nonostante, tra le altre cose e visto che si parla di televisioni, un evidente conflitto d’interesse “che c’è – spiega Confalonieri – ma in questo paese non c’è niente che lo vieta e poi non è detto che i beneficiari siano le aziende”.