“Vendola è un poveretto”. E ancora: “Va capito davanti e… di dietro perché uno non è che davanti dice una cosa e poi di dietro ne fa un’altra. Lui la fa davanti e di dietro”. Per poi proseguire con: “Se vado in cella speriamo che mi venga a trovare, però io mi paro il c…”. Parola di Emilio Fede, durante la trasmissione radiofonica La zanzara. Il tutto con il solito atteggiamento, un misto tra lo smemorato, lo sbadato, l’ironico sopra le righe, l’uomo di mondo, o chi si prende poco sul serio. Insomma, da chi veste solo in camicia rosa e maglione blu. Il tono della voce va di pari passo. La sostanza no.
Correzione: rispetto a Emilio Fede non viene mai associata la cocaina. In quanto al resto, si aprono delle voragini. A partire dal suo “sodalizio” con Lele Mora. Questo è il tono di un’intercettazione del 19 agosto del 2009. Mora: guarda… eh… specie di cornacchione che non sei altro…
Fede: (ride) vecchia cornacchia.
Mora: vecchia cornacchia… si dice cornacchia sì, vecchio no… allora…”
Tra i due c’era un rapporto stretto, strettissimo, fatto di donne, consigli e soldi. Tanti soldi. Con il giornalista accusato dallo stesso agente dei vip di aver preteso una notevole cresta sugli euro elargiti dal premier: un milione e due sui 2,8 ottenuti per evitare il fallimento della LM management. Fede nega la cifra, ne dà una decisamente più bassa, ma intanto gli inquirenti hanno accertato 350 mila euro: 200 mila da un conto svizzero e 150 mila in assegni circolari. Poi si giustifica: “Me li doveva. Mi dispiace molto per Lele Mora, farei qualunque cosa nelle mie possibilità per aiutarlo nonostante le accuse che mi ha rivolto”. Chissà se Lele Mora vorrebbe un suo aiuto?
La situazione è complicata, per lo stesso Fede. Berlusconi da tempo lo ha emarginato, ai suoi più stretti collaboratori ha dato un input: basta, non fatemelo vedere. In redazione si è sollevato più di un mugugno, con alcuni giornalisti preoccupati di perdere credibilità professionale, mentre il sindacato interno mesi fa ha scritto un documento per ottenere delle risposte sulle inchieste che lo coinvolgono. Quindi il recente “no” ricevuto la settimana scorsa da Pescara, dove era in programma una tappa del Miss Gran Prix e Mister Italia: una sfilata di giovani, con Fede presidente della giuria. Come ai (suoi) bei tempi, quelli di Ruby. Dodicimila euro il budget messo a disposizione dall’amministrazione comunale sotto la voce “iniziativa culturale”. Qualcuno non l’ha ritenuta tale e Fede è dovuto rimanere a casa.
E ancora i pessimi, se non finiti, rapporti con due suoi ex amici, Daniela Santanchè e Flavio Briatore. I due in un’intercettazione lo definiscono un “figlio di put… Gentaglia”. Il riferimento era ai soldi sottratti a Berlusconi. Sempre money. Briatore lo sa bene. Il signor Gregoraci, nei primi anni ’80, era a capo di quello che i giudici hanno chiamato “il gruppo di Milano”: partite a poker truccate per spennare polli. Il gioco s’interrompe con una retata, una serie d’arresti, un’inchiesta giudiziaria e un paio di processi. In mezzo anche Fede, assolto per insufficienza di prove. Forse, allora, non era ancora una vecchia cornacchia.
Il Fatto Quotidiano, 23 settembre 2011