Sul Web un gruppo di 60 intellettuali ha lanciato la campagna a favore dell'introduzione del suffragio universale e della possibilità di candidature femminili nelle prossime consultazioni amministrative del 29 settembre
Circa 60 intellettuali sauditi lanciano una protesta perché alle donne sia permesso di prendere parte al voto passivo e attivo, cioè di votare e di partecipare in qualità di candidate, per eleggere i membri di 219 consigli municipali del Paese, che è diviso amministrativamente in 13 emirati. Dato che le donne non possono manifestare in pubblico perché, secondo Nadya Khalife, ricercatrice di Human Rights Watch, loro sono delle “perenni minori”, gli intellettuali si oppongono in prima persona alle decisioni del Consiglio della Shura, l’organo di consultazione politica composto da una rosa di capi clan e tribù locali nominati dal Consiglio dei ministri, che ha deciso di proibire un’altra volta il suffragio universale.
Le prime elezioni amministrative si sono tenute la prima volta nella storia del Paese, governato da una monarchia ereditaria islamica assolutista, il 10 Febbraio 2005. Queste riguardavano solo la metà dei seggi, mentre l’altro 50% era nominato dal re. Solo i maschi avevano diritto al voto. Al tempo il governo ha giustificato l’esclusione delle donne dicendo che gli scrutatori non erano in gradi di verificare la loro identità perché molte non possedevano i documenti. Nello stesso tempo il governo proibiva alle donne anche di essere votate. Nel 2000 il ministro degli Interni ha dato inizio a una campagna per il rilascio dei documenti alle donne di almeno 22 anni, con l’intenzione di semplificare le attività quotidiane e di evitare falsificazioni di firma.
Il 28 marzo scorso, all’annuncio delle elezioni di settembre, inizialmente fissate per il 22, ‘Abd al-Rahman Dahmash, presidente del comitato generale per le elezioni amministrative, ha dichiarato: “Ora non siamo preparati alla partecipazione delle donne alle elezioni”. Dopo 6 anni il governo asserisce di non essere ancora in grado di allestire dei seggi separati per uomini e donne, dato che la legge islamica prescrive che i due sessi non si mischino fra loro. ‘Abd al-Rahman Dahmash ha promesso che le donne potranno votare in un prossimo futuro, senza specificare quando.
L’Arabia Saudita ha preso la decisione di escludere le donne dal pieno godimento dei diritti politici nonostante abbia sottoscritto le convenzioni internazionali sui diritti umani. Nel 2000 ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (Cedaw). Anche la Carta Araba dei Diritti Umani, adottata dalla Lega degli stati arabi nel maggio del 2004 ed entrata in vigore nel marzo del 2008, è stata sottoscritta dall’Algeria, il Bahrain, la Giordania, la Libia, la Palestina, il Qatar, la Siria, gli Emirati Arabi Uniti, lo Yemen e l’Arabia Saudita. L’articolo 24 (3) della carta dice che ogni cittadino ha il diritto di accedere a libere elezioni in condizioni di uguaglianza e l’articolo 3 afferma in più paragrafi che la carta ha il compito di garantire che tutti gli individui godano degli stessi diritti e la stessa effettiva libertà, senza distinzione di sesso.
Nel resto dei paesi del Golfo, l’Oman, gli Emirati Arabi Uniti, l’Iraq e l’Iran, le donne votano e possono candidarsi. Nel 2002 anche nel Bahrain le donne conquistano il diritto di voto e nel 2010 Fatima Salman vince le elezioni municipali. In Kuwait nel 2005 alle donne vengono riconosciuti i pieni diritti politici e due vengono elette alle amministrative, mentre nel 2009 quattro siedono al Parlamento.
Le donne in Arabia Saudita sono escluse anche da altre forme di partecipazione politica. Il re Abdullah bin Abdul-Aziz Al Saud, che nomina i membri del Consiglio della Shura, non ha mai nominato una donna, benché nel 2006 il presidente della Shura abbia nominato sei donne come consigliere. Nel 2009 il re ha deciso che Norah Abdallah al-Faiz diventasse vice ministro dell’Istruzione, responsabile per l’educazione delle ragazze.
L’appello al boicottaggio delle elezioni da parte dei 60 intellettuali è contemporaneo all’annuncio da parte della commissione per le elezioni dell’inizio della campagna elettorale, che vede oltre 1,2 milioni di uomini aventi diritto al voto, anche se è prevista una partecipazione molto più bassa. I votanti potranno scegliere fra oltre 5000 candidati. Solo maschi. In Arabia Saudita la partecipazione alla vita pubblica è un affare per soli uomini.