Dopo Milanese anche il ministro delle politiche agricole sarà salvato. La Lega si allinea alla posizione della maggioranza e il ministro dell'Interno nega persino le critiche della base. "Abbiamo un leader e una linea politica: il resto sono schiocchezze". E ribadisce: "La lotta alla mafia è l'iniziativa più importante del governo". Dimenticando che il titolare dell'agricoltura è accusato di associazione esterna di stampo mafioso
Il titolare del Viminale si allinea dunque alla volontà di Umberto Bossi. Nonostante la base del Carroccio ormai da mesi abbia invitato in ogni modo Maroni a spingere per staccare la spina al governo Berlusconi e lo indichi come successore naturale del Capo, il ministro non accoglie l’invito e torna nei ranghi. Confermando nuova fedeltà a Bossi. “La Lega è un movimento che ha un leader e una linea politica, tutto il resto sono sciocchezze: lo abbiamo dimostrato e continueremo a dimostrarlo, perchè questa è la differenza tra la Lega e gli altri partiti”, ha detto Maroni. “La Lega è sempre compatta, questa è la nostra forza leggo ancora oggi sui giornali stravaganti ricostruzioni, pettegolezzi, analisi dentro la Lega: sono tutte cose inventate”.
Maroni ha ammesso che nel movimento “certo si discute e si esprimono anche opinioni diverse nel dibattito, ma poi si arriva alla sintesi e alle decisioni che tutti seguono”. Una fotografia della situazione all’interno della Lega, che induce il ministro a smentire anche malumori della base. “Io la base la conosco bene: se voi andate a prendere un blog scritto da non si sa chi che dice male del ministro Maroni, bene, ma in questi ultimi vent’anni tanta gente ha scritto male o bene di me, dunque mi lascia del tutto indifferente. La cosa importante è che ci sia una guida, un progetto politico e una strategia che noi seguiamo, questa è la Lega”. Purtroppo però i blog e i forum ufficiale del Carroccio sono chiusi da mesi per i troppi messaggi critici della base.
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Per quanto riguarda i risultati dell’esecutivo, invece, Maroni ha ricordato i successi raggiunti nella lotta alla criminalità organizzata. “E’ l’iniziativa più importante” del governo, ha detto. Il ministro ha ricordato che il giro d’affari della mafia in Italia è “pari a 200 miliardi di euro l’anno” e avvertito che “in un momento di crisi economica come quello attuale è ancora più importante prestare attenzione” alle infiltrazioni mafiose, “perché la struttura economica del Paese è più debole”. Inoltre, ha sostenuto che, nel contrasto alla criminalità organizzata, le “forze di polizia italiane sono portate come best practices nel mondo, anche dall’Fbi e dalla Cia”. Infine, ha tenuto a sottolineare che la “grande alleanza tra tutte le istituzioni, forze dell’ordine, Governo, magistratura, Parlamento e istituzioni locali, è il primo presupposto per vincere la lotta alla criminalità organizzata”. Ma è proprio per l’accusa di associazione esterna di stampo mafioso che il ministro Saverio Romano dovrebbe dimettersi, secondo l’opposizione. A luglio il gip ha chiesto l’imputazione coatta di Romano e la Procura di Palermo ne ha chiesto il rinvio a giudizio. Secondo gli inquirenti “nella sua veste di esponente politico di spicco avrebbe consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno ed al rafforzamento dell’associazione mafiosa”. Montecitorio si prepara a salvarlo. Lega compresa.
Ma si vede che nel Palazzo il ministro Romano è stimato dalla Casta. Il governo, infatti, ad agosto ha graziato il comune di Belmonte Mezzagno, guidato dallo zio del ministro Romano, Saverio Barrale, dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose il Comune in provincia di Palermo. Stessa sorte toccherà dunque al titolare delle politiche agricole mercoledì prossimo. Anche se il ministro non appare così sicuro, tanto che ieri si è spinto a minacciare la maggioranza con un messaggio fin troppo chiaro: “Sono il leader di un partito politico che sostiene il governo; con numeri diversi cambierebbe la maggioranza”. Insomma: se cado io cade tutto.