Il sindaco di Roma parla al convegno di Fondazione Nuova Italia e sostiene che scegliere i candidati senza un preventivo vaglio tra gli elettori sia un errore. Poi si scaglia contro la Lega: "Troppi veti, pesa troppo nella maggioranza". Ed esorta: "Cancelliamo la parola secessione dal lessico del Pdl"
La prima stoccata ha un nome e cognome: Nicole Minetti, consigliere regionale della Lombardia imposta da Silvio Berlusconi nel listino bloccato di Formigoni, per meriti emersi più dalle intercettazioni sulle notti allegre a ritmo di bunga bunga che dalla carriera politica, di fatto inesistente. “Dobbiamo dirlo con chiarezza: mai più Minetti nei consigli regionali”, afferma Alemanno. E rilancia con forza l’idea delle primarie a tutti i livelli, sottolineando che scegliere i rappresentanti del partito nelle sedi istituzionali nazionali e locali senza consultare preventivamente gli elettori sia un errore.
Una presa di posizione cui Alemanno aggiunge anche degli esempi concreti: “Lettieri, pur essendo una persona rispettabilissima, non era la scelta migliore per il centrodestra a Napoli. E anche Letizia Moratti, che si è ricandidata a Milano come io voglio fare e Roma, se si fosse candidata attraverso le primarie avrebbe dato un messaggio migliore alla città”. Il primo cittadino della capitale ribadisce che “le primarie servono non solo per scegliere chi è più bello tra di noi ma servono per vincere: lo dimostra il fatto che i candidati del Pd alle ultime primarie del centrosinistra siano stati surclassati da candidati più estremisti che poi hanno vinto”.
Ma c’è dell’altro: attorno al presidente del Consiglio si sarebbe formato un gruppo di persone “non tutte pronte a prendersi la responsabilità di quello che fanno e anzi a volte pronte a sfruttarlo”. Un entourage che il sindaco di Roma definisce con terminologia leghista”cerchio magico”, rispetto al quale, pur avendo rispetto per Berlusconi, “non bisogna cedere”. Nel giorno in cui il premier torna a ribadire che non ha alcuna intenzione a dimettersi, ma anzi andrà avanti anche con la legge Bavaglio per vietare la pubblicazione delle intercettazioni, Alemanno invita tutti gli uomini del Pdl a uno scatto di responsabilità: “Berlusconi non deve essere un alibi per la classe dirigente del partito”.
Così come va ridimensionato ed equilibrato il rapporto con la Lega. Secondo Alemanno bisogna “cancellare dal lessico del Pdl la parola secessione per ribadire l’identità e l’unità nazionale quali valori fondanti”. Insomma la necessità è di “riequilibrare il rapporto con la Lega Nord”. Il partito di Umberto Bossi, secondo il primo cittadino della capitale, “con i propri veti e con gli slogan offensivi per l’unità e per Roma, pesa eccessivamente sulla coalizione di maggioranza, senza per altro rispondere efficacemente alle aspettative dei ceti produttivi del Nord”. Un concetto che è stato messo nero su bianco nel documento conclusivo del convegno, sottoscritto da una ventina di parlamentari tra deputati e senatori, oltre che da diversi amministratori locali.