“Nessun passo indietro, avanti con le riforme, combattere lo Stato di polizia con il bavaglio alle intercettazioni, vincere le elezioni del 2013”. Le inchieste di Bari e Napoli, le divisioni interne alla sua coalizione, le polemiche sul ruolo di Tremonti e la crisi economica non scalfiscono le certezze – almeno quelle pubbliche – di Silvio Berlusconi, che, intervenendo telefonicamente prima ad un meeting Pdl in provincia di Cuneo e in serata a una manifestazione del partito a Bisceglie, ha rilanciato la solita ricetta “salva-Italia” in salsa pidiellina. Il premier non ha mai nominato il ministro dell’Economia, a testimonianza di un rapporto divenuto quantomeno problematico. Le sue, invece, sono quasi risposte indirette alle richieste di dimissioni avanzate ogni giorno dagli esponenti dell’opposizione. Ma anche al ‘fuoco amico’ che proviene dall’interno della sua stessa maggioranza, con il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, che ieri ha previsto le elezioni nel 2012, chiedendo al partito di anticipare le primarie del Pdl già a gennaio prossimo per non arrivare impreparati al voto anticipato.
Oggi, invece, è stato il turno di Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini – una sorta di tandem del Terzo Polo – e, soprattutto, del sindaco di Roma Gianni Alemanno, che al convegno della ‘sua’ Fondazione Nuova Italia non ha risparmiato stilettate al suo partito. Anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani – che ha confermato la disponibilità dei democratici a partecipare ad un governo di emergenza nazionale – non ha perso occasione per attaccare il Cavaliere, le cui dichiarazioni “sono a due passi dal delirio”. Le critiche e le accuse, però, non sfiorano il Berlusconi. Che ribatte e, a modo suo, rilancia la sfida. Contro tutto e contro tutti, siano essi alleati o nemici politici.
“Ogni giorno ci chiedono un passo indietro. Stiano tranquilli perchè non possiamo andare dietro alle aspettative dei media e dell’opposizione. Non ci dimetteremo se non dopo un voto di sfiducia in Parlamento che io escludo” ha detto il presidente del Consiglio, aggiungendo che il suo governo andrà avanti “con una maggioranza coesa e forte e con questa maggioranza faremo le riforme”. Sul rapporto con il centrosinistra, invece, il premier non ha avuto dubbi. “Non possiamo dialogare con i comunisti – ha detto il Cavaliere – . Non c’è un protagonista tra di loro con cui fare un discorso serio. Se la sinistra andasse al potere, il credito dell’Italia in Europa e nel mondo si inabisserebbe”. Sul futuro prossimo del Paese, invece, la ricetta del premier è sempre la stessa: riforme della giustizia, dell’architettura istituzionale, del fisco. “Ora occorre utilizzare questo arco di legislatura per farle – ha aggiunto – . In settimana il Consiglio dei ministri esaminerà provvedimenti strutturali quali le dismissioni del patrimonio pubblico e lo sblocco di grande opere. Non ci faremo abbattere il morale da questa opposizione”. Per il premier, inoltre, l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 “sarà un evento storico”. Perché le riforme non sono state fatte prima? “Non ci siamo mai riusciti – ha spiegato Berlusconi al telefono al meeting di Bisceglie – perché con Casini prima e poi con Fini non c’era la possibilità dentro la nostra maggioranza di farle viaggiare. Ora in 18 mesi tutto questo sarà possibile”.
Non poteva mancare la solita stilettata sulla questione delle intercettazioni telefoniche, con il ‘ddl Bavaglio’ che martedì prossimo sarà votato a Montecitorio. Per Berlusconi è urgente una legge che limiti lo strumento d’indagine e il potere della stampa di pubblicare le conversazioni “per tornare ad essere un Paese civile. I cittadini sentono che c’è uno Stato che non tutela più la nostra privacy. Quando chiamate al telefono sentite la morsa dello Stato di polizia”. In serata, poi, intervenendo a Bisceglie il Cavaliere è tornato ad attaccare duramente i giornali, “non solo quelli di sinistra”, che “hanno fatto un lavoro di danno all’Italia”. Per avvalorare questa tesi, Berlusconi ha raccontato che le sue visite ‘last minute’ al presidente della Commissione europea Barroso e al presidente del Consiglio europeo Van Rompuy erano motivate dalla necessità di spiegare alle massime cariche dell’Ue i contenuti della finanziaria, visto che “le belle orchestre dell’opposizione hanno detto (tramite i giornali, ndr) che non c’erano misure per lo sviluppo nella manovra”.
Definita “miracolosa”, invece, l’approvazione di quest’ultima in tre giorni e mezzo, con Berlusconi che ha spiegato le mosse del governo nei giorni precedenti il varo delle misure economiche. “Quando noi abbiamo avuto la certezza che si stava preparando un attacco della speculazione mi sono rivolto a Trichet chiedendo il loro intervento – ha detto il presidente del Consiglio – ; la risposta è stata ‘non difendiamo solo voi ma l’Euro e voi dovete fare sacrifici per anticipare di un anno il pareggio bilancio’. Abbiamo fatto la manovra in tre giorni e mezzo, una manovra da 54 miliardi come nessun governo aveva mai fatto prima. Abbiamo fatto un miracolo”. Morale della favola? Per il premier è scontata: “Questo è un governo che ha lavorato bene per la difesa dei conti pubblici e questa è la premessa necessaria per tornare a correre”. Tradotto: “Ci presenteremo alla prossima scadenza elettorale, tra un anno e mezzo, con le carte in regola per vincere”.
Berlusconi, poi, ha affrontato anche la questione della bassa crescita dell’Italia rispetto alle altre potenze europee. “Quando ci accusano che la nostra economia cresce meno dell’economia di Germania e di Francia – ha sostenuto il premier – si dimenticano che noi abbiamo ricevuto in eredità alcune situazioni negative che nessuno può eliminare”. Il riferimento del presidente del Consiglio è al debito pubblico, al gap sulle infrastrutture, al fatto che l’Italia ha abbandonato il nucleare, alla “pubblica amministrazione pletorica ed inefficiente”.
Le parole del premier sono arrivate a distanza di pochi minuti da quelle di Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini. Il leader Udc, parlando durante l’Happy Family days a Villa Borghese, è tornato a chiedere un passo indietro al suo ex alleato. Per farlo, tuttavia, ha citato le parole e il pensiero di uno dei maggiorenti del Pdl. “Le previsioni di Formigoni mi sembrano siano ragionevoli – ha detto Casini – . Non vedo come si possa andare avanti con un governo che davanti all’emergenza sociale è assente, indifferente. Noi abbiamo fatto di tutto per stimolare gli uomini di buona volontà del Pdl, ma alle affermazioni private non corrispondono fatti pubblici, quindi meglio lo sbocco elettorale”.
Simile il discorso del presidente della Camera che, intervistato da Maria Latella a SkyTg24, ha attaccato il premier su tutta la linea. “Quello che manca sono le ricette – ha detto Fini – . Confindustria cosa chiede? Chiede riforme strutturali, di intervenire sul sistema previdenziale, sul mercato lavoro. Il problema non è una settimana o 15 giorni ma è che la maggioranza non sa che pesci prendere. Berlusconi si è accorto che tutto ciò che dice di condividere gli è impedito dalla sua maggioranza e guarda caso è proposto dalle forze dell’opposizione”. Per quanto riguarda la riforma della legge elettorale, il leader di Fli ha espresso apprezzamento per la proposta di Angelino Alfano. “Meglio tardi che mai ha detto Fini – . Avevano ragione i referendari a dire che con la raccolta della firme si sarebbe determinato l’effetto grimaldello e cioè che sarebbe saltato il tappo. Anche noi di Fli avevamo visto giusto partecipando alla raccolta delle firme”.