Rosy Bindi: "Lavoriamo per le dimissioni del governo". Presenti anche Angelo Bonelli dei Verdi, il segretario Cgil Paolo Ferrero. E i familiari di Francesco Azzarà, il volontario di Emergency rapito in Darfur
Rosy Bindi punta invece l’attenzione su “crescita, lavoro, ed equità”, temi da riportare al centro del dibattito politico, anche se “il bene più importante, come dimostra la partecipazione fedele e costante di giovani, associazioni ed enti locali”, è proprio la pace. La marcia è il segnale, ha aggiunto la Bindi, che “ci sono popoli che si liberano e che vogliono liberarsi”, e il governo dovrebbe “pensare innanzi tutto ai cambiamenti di questa sfida internazionale”. Invece, “noi avvertiamo la nostra marginalizzazione, una mancanza di politica estera e la perdita di dignità nel contesto internazionale”. E per questo, conclude, “noi continueremo a lavorare perchè si arrivi alle dimissioni del governo e si apra una nuova stagione. La nostra presenza qui oggi come Pd significa che ci sono forze politiche che possono rappresentare l’alternativa”.
Tra i simboli di questa edizione, un trattore con un mappamondo, in ricordo di quello dei fratelli Cervi, i sette contadini trucidati dai nazi-fascisti nel 1943, e una barca per ricordare le 1500 persone che da marzo ad oggi hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per raggiungere le nostre coste.
Nel 1961 la prima marcia fu ideata e organizzata dal filosofo della non violenza Aldo Capitini. “Il suo messaggio di pace – dice il leader del Pd Pierluigi Bersani – è più attuale che mai. Fame, povertà, violazione dei diritti umani, negato accesso alle cure mediche, respingimenti e forme di discriminazione sono ‘assenza di pace’ tanto quanto in passato lo sono stati i conflitti armati tra Stati e dentro gli Stati”.
Nella mozione finale stilata dopo l’arrivo del corteo ad Assisi, diverse proposte tra cui un lavoro dignitoso per tutti, investimenti su educazione dei giovani e loro ingresso nel mercato del lavoro,’disarmo’ della finanza e costruzione di un’economia di giustizia. Poi ripudio della guerra e taglio delle spese militari.