Racco.co.comandati
Che la crisi economica in Italia sia grave te ne accorgi dai raccomandati:per la prima volta nella storia della Repubblica fondata sul lavoro, anche loro faticano a trovare un impiego. Il dato sulla disoccupazione fra i raccomandati è allarmante: negli ultimi 6 mesi sono stati +10% i ‘figli di papà’ perdenti posto; e da un recente censimento, solo il 5% dei neo-raccomandati ha trovato posto in Rai, enti pubblici, consigli d’amministrazione, Università, etc.
“La crisi è arrivata al cuore del sistema”, ci conferma il figlio di un noto giuslavorista,“Fino a ieri la raccomandazione era una certezza, un patto generazionale, uno status symbol. Ma adesso le cose vanno così male che persino i raccomandati stanno in mezzo a una strada”.
“Ormai la raccomandazione non vale più niente, è solo un pezzo di carta” è l’amara constatazione di C., pluri-raccomandato con appoggi in entrambi i rami del Parlamento,“Noi raccomandati neanche possiamo andare all’estero a fare i cervelli in fuga, perché non sappiamo fare niente e fuori dall’Italia la nostra raccomandazione non è riconosciuta, nemmeno a livello europeo. A saperlo mi prendevo una laurea”.
Un tempo per essere raccomandati bisognava avere almeno un legame stretto con la persona giusta; negli ultimi anni invece si è assistito a un vero e proprio fenomeno di democratizzazione della raccomandazione: bastava scopare o prostituirsi a vario titolo. Con il risultato che sono state raccomandate molte più persone di quante il sistema potesse effettivamente collocare.
Ora la tensione sociale è altissima; e spetta alla politica trovare una soluzione.Il ministro Sacconi ha proposto di introdurre nell’ordinamento le raccomandazioni a tempo determinato: da un minimo di 6 mesi a un massimo di 5 anni, con possibilità di proroga e la speranza di una conversione in raccomandazione a tempo indeterminato. Per meglio illustrare la riforma il ministro Sacconi ha anche raccontato quella in cui dei briganti entrano in un convento e stuprano tutte le suore tranne quella con lo scolo.
Ma il provvedimento non piace ai rappresentanti di categoria: “Non voglio fare una vita da precaria, sono una raccomandata, IO!” tuona L., segretaria particolare di un noto sindacalista.
Il Fatto Quotidiano, 25 settembre 2011
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