Deve rispondere della nomina del suo fedelissimo capo staff Alberto Di Lorenzo a project manager del termovalorizzatore di Cupa Siglia, firmata quando il sindaco di Salerno era commissario straordinario per la realizzazione dell’opera. La richiesta di rinvio a giudizio risale al 21 aprile, ma restò "riservata" perché incombevano le elezioni
L’inchiesta è nata da un esposto anonimo. Il pm ha indagato sugli atti emessi nel periodo in cui De Luca ha ricoperto il ruolo di commissario straordinario del termovalorizzatore, dal gennaio 2008 (nominato dal governo Prodi) fino a quando la legge sulla provincializzazione del ciclo dei rifiuti non lo ha spogliato delle competenze, trasferite sul presidente della Provincia, l’azzurro Edmondo Cirielli. In quei mesi, De Luca firmò una serie di ordinanze. Con quella del 18 febbraio 2008, la numero 4, nominò Di Lorenzo project manager, con quella del 14 febbraio 2008, la numero 3, investì Domenico Barletta del compito di responsabile del procedimento. Di Lorenzo e Barletta sono anch’essi indagati per peculato. L’ordinanza numero 3 individuò anche i componenti del gruppo di lavoro e l’ingegnere messo a capo del coordinamento del gruppo, Lorenzo Criscuolo. Un incarico durato appena 4 giorni, cancellato dall’ordinanza con cui si affidava a Di Lorenzo il ruolo di project manager, con poteri di gestione operativa del progetto e di coordinamento del gruppo di lavoro. Su quest’anomalia si sono concentrate le attenzioni del pm. Di qui l’indagine scaturita nella richiesta di rinvio a giudizio.
De Luca, esponente del Pd, è già imputato in altri due processi per vicende relative alle sue vecchie amministrazioni. E grazie alla prescrizione si è salvato in un ulteriore processo per le irregolarità del sito di stoccaggio di Ostaglio. Il 16 maggio ha conquistato il secondo mandato consecutivo – è il quarto dal 1993 – stravincendo al primo turno con la percentuale record del 74,5%. Un trionfo che gli meritò una lunga intervista al Corriere della Sera, nella quale sferzò “l’auto perpetuazione del gruppo dirigente nazionale” del Pd, ribadì le critiche ai vertici nazionali democratici e affermò: “Si è dimostrato che il berlusconismo si può battere. E che la temuta assuefazione agli scandali non esiste. Per tanta parte dell’Italia decenza e dignità significano ancora qualcosa”.