Nell’aeroporto di Addis Abeba (Etiopia), di ritorno in Italia da Brazzaville (Congo ex francese) ho conosciuto una giovane e bella coppia di italiani che avevano deciso di trascorrere in un orfanotrofio di Kinshasa (Congo ex belga) il proprio… viaggio di nozze. L’Italia bella, generosa, creativa, laboriosa e onesta ti commuove sempre e ti aiuta a sopportare quella indecente che indegnamente la rappresenta.
Di Congo ce ne sono due, divisi dall’omonimo fiume: la Repubblica del Congo con capitale Brazzaville (fondata dall’esploratore italiano Pietro Savorgnan di Brazzà) e la Repubblica Democratica del Congo con capitale Kinshasa e una guerra civile in corso. Le due capitali si fronteggiano sul fiume Congo.
Ho trascorso 12 giorni nella Repubblica del Congo per accompagnare mia moglie impegnata a documentare una missione umanitaria di quelle che operano dove non va nessuno, tra gli ultimi della terra: gli autoctoni della foresta equatoriale. Mi ero preparato seguendo i consigli del caso, dalle vaccinazioni contro la febbre gialla e altre terribili malattie all’ uso di repellenti per insetti, ecc., ma mai avrei pensato di incontrare altri ben più temibili parassiti.
Il Congo è un paese ricchissimo di materie prime, dal gas al petrolio, dai diamanti all’oro, dal legno al coltan, ecc. Guardando quindi, per contrasto, alla povertà della maggioranza della sua popolazione viene in mente la solita trama alla Avatar: un paradiso abitato da gente che campa cacciando e pescando mentre viene sfruttato da stranieri avidi e senza scrupoli.
La realtà è più complessa e diversa: i peggiori nemici del Congo e del suo mancato sviluppo in senso moderno sono i congolesi stessi, quelli appartenenti al clan dominante, chiuso nei suoi privilegi, nella sua patetica ricchezza frutto di intermediazione parassitaria più che di avvedutezza economica. I congolesi non producono nulla, importano tutto, persino il cibo, pur avendo acqua e un terreno fertilissimo. Si limitano a dare le risorse in concessione ai francesi, agli italiani e ai cinesi nella più totale assenza di trasparenza e di mercato.
Persino le attività umanitarie non sfuggono alla presa della corruzione e della mentalità parassitaria della cricca dominante: il fatto che tu venga, a tue spese, a dare aiuto a loro simili non li sconvolge più di tanto! Fortunatamente, disponevamo di uno scudo umano d’eccezione, l’ex ambasciatore Angelo Travaglini, particolarmente esperto in giungle burocratiche congolesi che ha preso a cuore l’iniziativa.
La missione cui ho partecipato al seguito del fondatore di “Ali per volare”, il cantautore Rino Martinez (suo il fortunato Cuore di panna della Algida e altre canzoni di successo), ha il merito di dimostrare che, con pochi soldi, delle azioni mirate ottengono risultati maggiori delle multinazionali degli interventi umanitari. Abbiamo operato nelle foreste del nord del Paese dove vivono i pigmei e dove, con una dose di penicillina retard dal costo di 60 centesimi, si può debellare una malattia come il pian, che miete migliaia di vittime, soprattutto tra i bambini.
I medici della spedizione, Salvatore Demma, Utobu (un medico bantous) e il giovane presidente dell’Ars, Francesco Cascio, che ha voluto partecipare a titolo personale e cui riconosco, non avendolo conosciuto in precedenza e nemmeno votato, di non essersi risparmiato, hanno avuto modo di vaccinare e medicare persone affette da tutto: dalla lebbra all’Aids, dal pian alla malaria, dalla tubercolosi alla sifilide e alle infezioni più diverse dovute al mancato rispetto delle più elementari norme igieniche. Il modesto contributo mio e degli altri non medici della spedizione è consistito invece nel somministrare compresse vermifughe e distribuire zanzariere.
Accanto all’intervento sanitario, la missione sta aiutando un orfanotrofio, gestito da una meravigliosa signora di Brazzaville, a trovare una più adeguata sistemazione, mentre, grazie al Centro Studi Salvo D’Acquisto, realizzerà ad Enyellè un centro di terapia della malnutrizione di cui è stata posta la prima pietra.
Per un principio di relatività ancora non messo in discussione, persino quest’Italia contemporanea, vista dal Congo, può sembrare migliore di quella che è e persino meno corrotta. In realtà, pensando a ció che non va, da Wall Street a Brazzaville, passando per Montecitorio, torno a ripetermi un’idea già espressa in precedenza: urge ripristinare il primato della politica sull’economia e dell’etica sulla politica nel senso che non tutte le modalità di raccogliere il consenso o di fare profitti possono essere considerate di per se stesse legittime e legittimanti.
La giovane coppia in viaggio di nozze a Kinshasa, Rino Martinez, quella donna dal meraviglioso sorriso nell’orfanotrofio di Brazzaville e i tanti anonimi volontari delle missioni umanitarie sono, nel loro piccolo, degli eroi, vanno per questo sostenuti ed aiutati, ma guai a quel mondo che delegasse le proprie responsabilità sociali solo agli eroi!
In alto, somministrazione di vermifugo intestinale a un bambino del Congo.
Foto di Gaspare Decina. Per ingrandire clicca qui