C’è voluta la Minetti col velo di fuori per convincere la Cei. Come se da anni Silvione non pubblicizzasse, non senza qualche merito, un’idea della vita lontana dall’omiletica tradizionale cattolica. Non contento, il flautato cardinale ha dato la stoccata al toro ormai agonizzante. Ma si sa che la Chiesa in Italia si comporta come una lobby che difende i suoi interessi con un certo cinismo.
Certo, sullo sfondo, assai sullo sfondo, c’è il messaggio evangelico. Molti pastori in buona fede pensano che difendere gli hotel delle suore serva alla causa di Cristo. Così come forse Bagnasco pensa in cuor suo che difendere l’otto per mille e l’esenzione dall’Ici serva per diffondere la buona novella. E che per farlo occorra un partito cattolico, per l’ennesima volta. E con lui tanti veri profeti, come Andrea Riccardi di Sant’Egidio. Molte sante persone che però hanno la vista corta: la direzione corretta è quella opposta, la diaspora. Per un motivo semplice: fortunatamente sono finite le ideologie e quindi anche il cattolicesimo come progetto culturale. C’è la possibilità di pensare cose opposte ed essere ugualmente cattolici. Anzi è auspicabile, dovrebbe essere benedetto.
Destra e sinistra sono fasi della vita, sono dati del 740, sono contingenze dettate dai programmi elettorali. Non sistemi di pensiero. La Chiesa in Italia è di destra perchè conserva interessi e posizioni. Così come lo è il Pd quando tutela poteri consolidati. Intenzioni che possono essere anche nobili, basta che siano dichiarate in modo pubblico e trasparente. Cosa che la Cei non fa nel nostro paese. A parte tutta la catena degli opportunismi, il motivo antropologico di fondo è, ahimè molto banalmente, che combatte da secoli contro i mostri invincibili della libertà di coscienza e del secolarismo. Dal rapporto con Dio fino alle scelte politiche e culturali.
L’Italia è l’ultima trincea. Piuttosto che elaborare una nuova sintesi culturale e una nuova antropologia in cui trovino spazio una sessualità integrata e un pensiero economico convincente, è costretta ad una fangosa battaglia di retroguardia. Non a caso in Germania il papa ha detto cose molto più condivisibili del solito. Era per necessità e di fatto in una situazione di maggiore libertà dai propri interessi. Lo ha ammesso lui stesso, quando ha celebrato meravigliosamente i nemici storici della Chiesa che l’hanno sollevata dalle sue proprietà. In Italia, invece, un’élite politica di pastori ostinati sequestra un popolo-gregge sempre più raccogliticcio e impaurito piuttosto che donargli la libertà di pensare, questa sì davvero un frutto dal Vangelo.
Nell’illustrazione, Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze. Per ingrandire clicca qui