“Ogni martire libico è morto per dire no al colonialismo dei francesi e dei britannici che vogliono il petrolio. Noi invece siamo in attesa del martirio, questi servi non sanno che io sono tra il mio popolo e vivranno giorni che non hanno mai vissuto per la nostra tenacia”. Dure e più aggressive che mai sono le parole con le quali Muammar Gheddafi torna a farsi sentire, attraverso un messaggio audio diffuso dalla radio di Bani Walid. Nella città libica vanno avanti da settimane gli scontri tra le truppe fedeli al rais e gli insorti contro il regime.
E se questi ultimi avevano annunciato che il colonnello si trovava in Venezuela o in Niger, il messaggio radio attribuito a Gheddafi smentisce categoricamente questa informazione.
La rivolta contro la dittatura del colonnello è da settimane in una fase di stallo, tanto che il Consiglio nazionale di transizione, nel tentativo di dare una svolta alla situazione, ha deciso oggi di concedere un salvacondotto ai familiari delle tribù rimaste finora fedeli al rais. Uno dei comandanti militari degli insorti ha anche affermato di aver ricevuto un’offerta di resa da parte dei capi di queste tribù e ha assicurato che il negoziato è ancora in corso.
A Sirte, secondo quanto riferito dalla tv Al-Jazeera, i ribelli hanno sospeso le operazioni militari per dare modo ai civili presenti in città di mettersi in salvo. All’alba di oggi i combattenti hanno fatto sapere – per l’ennesima volta – di avere conquistato il controllo del porto e di alcune zone strategiche della città natale di Gheddafi, e hanno annunciato la capitolazione entro le prossime 14 ore. Già in passato erano riusciti ad entrare in città, ma poi erano stati costretti alla ritirata dalle forze lealiste.
Il portavoce della Nato, Oana Lungescu, ha invece definito la situazione “ancora fluida”, specificando che “le minacce alla popolazione persistono” e che pertanto la missione dell’Alleanza atlantica andrà avanti “fino a quando sarà necessario”.