A novanta giorni dallo stop, gioco delle parti tra Alemanno, Polverini e il proprietario Cerroni su ciò che diventerà la zona. I verdi hanno presentato un dossier sull'inquinamento nell'area circostante e la procura ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo dopo la morte di quattro persone che vivevano lì vicino
Lui ha ‘consigliato’, loro non lo smentiscono, ma valutano. Sulla gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio, la partita è aperta. Da una parte Manlio Cerroni, signore dei rifiuti, e dall’altra Renata Polverini e Gianni Alemanno. Un fatto sembra certo: nel prossimo dicembre Malagrotta chiude e proprio oggi i Verdi hanno presentato un dossier sull’inquinamento dell’area intorno alla discarica. Sul dopo Malagrotta è a lavoro il commissario-prefetto Giuseppe Pecoraro, ma Cerroni ha già messo in campo le sue proposte.
Alemanno, sindaco della Capitale, non prende le distanze: “Si farà la migliore scelta ambientale e tecnica. Ci sono delle indicazioni precise della Regione ed è il prefetto che deve scegliere. Quindi il campo è aperto ad ogni soluzione”. Anche a quelle di Cerroni, del suo scacchiere di imprese, discariche e triangolazioni societarie. Il patron di Malagrotta era stato chiaro: “Ho tutto pronto, anche i prossimi siti” . Un’ipoteca sul futuro dopo 30 anni di dominio assoluto nel settore. I Verdi, proprio oggi, hanno manifestato davanti alla regione Lazio esponendo uno striscone: “Mai più Malagrotta” e presentato un dossier dell’Ispra, rimasto riservato, che evidenzia l’inquinamento dell’area che ospita anche la discarica.
Nei giorni scorsi la Procura di Roma, dopo diversi esposti, ha aperto un’indagine per omicidio colposo con l’obiettivo di fare luce sulla morte di 4 persone, tra il 2008 e il 2010 e se i decessi sono causati dalle esalazioni del sito. Manlio Cerroni ha sempre ribadito correttezza di operato ed eslcuso ogni possibile inquinamento prodotto dalla discarica che gestisce. Ma rispondendo al dossier presentato dai Verdi, Renata Polverini ha confermato il dato: “L’inquinamento di Malagrotta lo certifica l’Ue, con la quale noi stiamo lavorando e con il contributo del prefetto procederemo alla sua chiusura. L’Ue ci ha già sanzionato grazie al lavoro che non è stato fatto da governi sostenuti anche dai Verdi”.
Il problema, denunciano proprio i Verdi, è che il lavoro dell’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, sarebbe stato di fatto occultato. “La governatrice dice che i dati erano già noti – sottolinea Angelo Bonelli, il presidente nazionale del Sole che ride – , ma perché non ha reso pubblico questo studio dal quale emerge l’inquinamento delle falde acquifere da metalli pesanti, mercurio e da un’altra sostanza la N-burtilbenzenesolfinammide?”. L’area di Malagrotta ospita anche un inceneritore per rifiuti sanitari e una raffineria oltre alla ‘discussa’ discarica. I Verdi temono che il previsto stop alla chiusura del prossimo dicembre sia un bluff e ci possa essere un possibile ampliamento. « Bisogna evidenziare – conclude Bonelli – che il piano rifiuti non è stato ancora approvato dal consiglio regionale. Prevede la differenziata porta a porta mentre l’Ama, la società comunale, punta il suo piano industriale sulla raccolta con cassonetti». I risultati si vedono, la differenziata a Roma è sotto il 25%, gli stessi dati di Napoli. Napoli: l’incubo che il Lazio non riesce a scongiurare.