“Una delle vitamine per la crescita è la semplificazione” dice il Ministro Brunetta, e chi potrebbe contraddire questo dogma, se non fosse che su di esso si può ben pensare di far carta straccia delle certificazioni antimafia?

Il business è business, lo si è sempre saputo, il resto è poesia, comprese le normative che proprio non vanno giù. In termini produttivi la mafia dopotutto è una grande impresa. In tempi di crisi, i soldi sono soldi, non si bada al capello.

Uscire dalla crisi, tagliando qua e là: sui diritti e sulle garanzie, sulla cultura senz’altro, poi sul resto si vedrà.

C’è che il diritto e la vita, è cosa nota, soffrono la tensione di un equilibrio impossibile: come nella tragedia di Antigone, la legge scritta si scontra con l’irrefrenabile incedere di nuove regole, spinte sopra le vecchie dalle dinamiche sociali.

Non esiste norma che possa resistere alla più cruda sostanza di una collettività. Quando la morale collettiva supera la legge, è solo questione di tempo, il sistema prenderà una nuova forma.

Per esprimere la ratio del grande incedere, davvero non trovo migliore racconto delle parole della escort Terry de Nicolò:

”…è così. se vuoi aumentare i numeri devi rischiare. E’ la legge del mercato.
Più alto vuoi andare più devi passare sui cadaveri. Ed è giusto che sia così. La legge è di chi è leone. Se vuoi ventimila euro ti devi mettere sul campo e ti devi vendere tua madre.”

Con naturalezza,Terry ha manifestato il vero esprit de loi presente, lo stato delle cose che lei ha trovato e ha vissuto. Mettersi sul campo e vendersi la madre. L’ Italia di Terry non conosce nient’altro che questa legge. Niente vale più dell’arricchimento personale e nulla e nessuno dovrebbero frenare chi ha la spregiudicatezza per ottenerlo. Nulla è logico, nulla è giustificabile, oltre il deserto così precisamente sintetizzato. “E’ così.” dice, prendendo atto della situazione, e mostrandoci il ventre nudo del Re, la vera legge, diffusa e profonda, che informa l’agire di una grassa fetta della società.

Parole splendidamente senza vergogna, di chi per mestiere non può averne.

Sicuramente di questa feroce joie de vivre certi imprenditori e politici sanno certo fare miglior romanzo.

Sono parole e voci dei protagonisti di un grande processo contemporaneo: impresa, mafia, politica, e tutto il traffico di umanità attorno, smascherati nel teatro del processo, rivelano l’osceno di un linguaggio comune.

L’unica anarchia, è proprio vero, è solo quella del potere, ed è strano percepire il livello di barbarie a cui siamo giunti.

Capita in un racconto di David Foster Wallace che due giovani pesci che nuotano incontrano un altro pesce, che va in direzione opposta. Il terzo pesce chiede ai primi due “ ehi ragazzi, com’è l’acqua?”. I due pesci si guardano, nuotano un po’, e poi uno fa all’altro “ma che è cavolo è l’acqua?”

Finiamo per ignorare, o dimenticare, tanto più facilmente, quello di più prezioso e ovvio, e oggi non sembra superfluo ricordare la funzione più elementare dei diritti e delle tutele che si vogliono cancellare: impedire alla vita di ridursi a quello schifo che è la nuda legge del mercato, questa isteria di massa che continua a voler distruggere, in nome di non si capisce più quale traguardo.

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