Jonah Lomu, uno dei più grandi rugbisti di sempre, ex colonna degli All Blacks e simbolo dello sport neozelandese, è di nuovo nei guai a causa di quel vecchio problemi ai reni che nel luglio 2004 lo costrinse ad un trapianto di urgenza per evitare la sedia a rotelle. Secondo il New Zealand Herald, il campione sarebbe stato portato in tutta fretta nella notte all’ospedale di Auckland per accertamenti.
Al momento, non sono ancora stati diffusi bollettini ufficiali sulle sue condizioni. La Nuova Zelanda, che in questi giorni ospita la Coppa del mondo di rugby, è in ansia per la salute del fuoriclasse 36enne, che nelle ultime settimane si stava preparando per incrociare i guantoni su un ring per beneficienza. Di lui si diceva che non avesse una tecnica sopraffina, che le ragioni del suo successo come giocatore fossero quasi esclusivamente la forza fisica (è alto 196 centimetri e pesa qualcosa come 130 chili) e la velocità.
Come se nel rugby le ultime due voci avessero un valore marginale, quasi di contorno. E invece, coloro che hanno avuto la fortuna di vederlo in azione, non possono che testimoniare di uno straordinario atleta in grado di fare la differenza in qualunque momento della gara, maestoso nelle giocate più difficili, devastante quando si trattava di serrare le fila e cambiare l’inerzia dell’incontro. Lomu ha contribuito a dare vita alla leggenda degli All Blacks, lo squadrone che praticamente da sempre scrive da protagonista la storia del rugby.
E’ stato uno dei pilastri della squadra fino a quando, nel 2002, non è stato costretto a farsi da parte per l’aggravarsi dei problemi ai reni. La diagnosi era nota già nel 1996: rara forma di nefrite, infiammazione acuta o cronica che colpisce i reni e che va monitorata con la massima attenzione perché può nascondere sviluppi tutt’altro che piacevoli. Per anni, Lomu si è curato in modo non invasivo. E in campo raccoglieva applausi, come ormai di consuetudine. Poi, però, nel 2003 ha dovuto iniziare cicli di dialisi da tre sedute a settimana perché il problema stava cominciando ad assumere contorni preoccupanti. Pare che, a causa della terapia, iniziò ad accusare gravi danni al suo sistema nervoso. Se non si fosse sottoposto ad un’operazione per il trapianto di reni, avrebbe corso il rischio, come si diceva, di rimanere su una sedia a rotelle.
Accettò e dopo pochi mesi era già in piedi, pronto a riprendere gli allenamenti. La prima partita ufficiale la giocò nel dicembre 2005. Lomu il campione è tornato, scrissero i giornali di tutto il mondo. La sua storia commosse e coinvolse milioni di persone. Che gli dimostrarono il loro affetto in molti modi. Colpiva la forza di un giovane che non si era mai dato per vinto. Proprio così, Lomu è stato un esempio di generosità e carattere per molti giovani alle prese con malattie difficili come la sua. Da ieri sera è in ospedale perché qualcosa ha creato nuovi problemi al suo fisico potentissimo, eppure tanto fragile.
“Con i trapianti c’è sempre il rischio di rigetto – dicono dall’ospedale di Auckland -. Se le cose non vanno meglio dopo il primo trapianto, è possibile procedere con una seconda operazione. Certo è che i rischi per la salute del paziente aumentano ogni volta”. C’è poi un altro guaio, riconosciuto a livello mondiale e che troppo spesso non viene considerato quando si parla di casi come questi e cioè che “purtroppo, le persone che donano organi sono meno di coloro che ne avrebbero bisogno”.