Moggi, ex ds della Juventus, ieri è intervenuto in aula al processo sulla presunta cupola del pallone. Durante l'arringa l'ex dirigente oggi radiato ha letto nuove intercettazioni che, a dire della difesa, farebbero cadere l'impianto accusatorio
“L’Inter non si può permettere di dire che c’erano anomalie: l’Inter ha cambiato Seedorf e Pirlo con Brkic e Coco. Hanno comprato Vampeta e Taribo West: ecco perché l’Inter perdeva, noi avevamo i campioni del mondo, loro Taribo. Io non sono qui a dire che sono tutti colpevoli: lo ha detto chi aveva interesse a dirlo. Siamo qui per dimostrare che non abbiamo fatto quello di cui veniamo accusati”. Moggi ribadisce le ragioni che ripete ormai da anni. La Juve vinceva tantissimo perché sostanzialmente era più brava delle altre squadre a muoversi sul mercato. Punto. E le schede telefoniche svizzere? I contatti con gli arbitri?
Risponde ai quesiti l’avvocato difensore Prioreschi, che in sei ore e mezza di arringa ne ha per tutti. Capitolo schede svizzere. I documenti sono stati acquisiti dai magistrati titolari dell’indagine in territorio straniero senza alcuna rogatoria. Per questo, non potrebbero essere utilizzati come prova. Più in generale, a proposito di prove, i metodi con i quali sono state messe insieme avrebbero “violato il Codice di procedura penale”. E ancora, l’acquisto delle schede telefoniche non sarebbe avvenuto segretamente. Lo spiega lo stesso Moggi poco prima: “Quando la Juve e io ci accorgemmo di pedinamenti e intercettazioni, cercammo rimedi: da qui, la decisione da parte della società di acquistare le schede svizzere. Segretezza? Ma quale segretezza. Anche Lavitola con Berlusconi è stato intercettato, eccome”.
“E’ tutto un grande imbroglio”. Lo ripete spesso Prioreschi durante il suo intervento. Un imbroglio che sarebbe stato preparato con grande scrupolo da un gruppo di persone che volevano togliere di mezzo la Triade che governava la Juventus. Discutibilissimi, secondo l’avvocato, i modi e i tempi dell’indagine. E la scelta del materiale da mettere agli atti e a disposizione della difesa. Già, perché sarebbero numerose le intercettazioni non trascritte e accantonate per ragioni poco chiare dall’accusa. Registrazioni che dimostrerebbero l’assoluta estraneità di Luciano Moggi ai fatti che gli sono contestati fuori e dentro le aule di tribunale.
Sui giornali è stata pubblicata la conversazione tra il disegnatore arbitrale Paolo Bergamo e l’arbitro Pasquale Rodomonti, che tre ore dopo avrebbe diretto la gara Inter – Juventus. Si parla del 28 novembre 2004. Bergamo avrebbe “suggerito” a Rodomonti di pensare “più a chi è dietro, piuttosto a chi è davanti”. Per la cronaca, la Juve era al comando della classifica con 15 punti di vantaggio sull’Inter. Prioreschi ne è convinto. Se non fosse stato per il lavoro scrupoloso della difesa, molti passaggi come questo non sarebbero mai stati ascoltati. Moggi non “dirigeva” gli arbitri e non controllava i sorteggi, l’hanno confermato i giornalisti che parteciparono alle operazioni sotto gli occhi dei colleghi. Insomma, per la difesa l’ex ds bianconero sarebbe stato oggetto di una vera e propria “caccia all’uomo”. Il prossimo appuntamento in aula è fissato per martedì 25 ottobre. Sarà ancora la difesa di Moggi a parlare, questa volta per voce dell’avvocato Trofino. La sentenza è attesa nelle prime due settimane di novembre.