La Procura di Roma quasi certamente invierà gli atti che riguardano l’inchiesta sul caso Tarantini ai colleghi della Procura di Bari. Secondo l’agenzia di stampa Adn Kronos, il procuratore Giovanni Ferrara e l’aggiunto Pietro Saviotti potrebbero ufficializzare il trasferimento delle carte domani. La decisione sarebbe legata alla necessità di definire soprattutto la posizione di Valter Lavitola, l’ex direttore de “L’Avanti” attualmente latitante e nei confronti del quale i pm napoletani hanno chiesto la custodia cautelare in carcere: l’ordinanza rischia infatti di decadere se non rinnovata entro 20 giorni a partire dal deposito delle motivazioni del riesame di Napoli.
Ma, secondo le indiscrezioni, piazzale Clodio, pur inviando in Puglia il fascicolo, si riserverebbe comunque un’ulteriore analisi nel merito della vicenda. Anche per questo gli inquirenti romani, dove l’indagine è stata trasferita per competenza, hanno richiesto l’invio di tutti i faldoni che si trovano ancora a Napoli, la Procura da cui è partita l’inchiesta relativa alla cessione di denaro da parte di Silvio Berlusconi nei confronti di Tarantini e Lavitola in cambio del loro silenzio sul giro di escort nelle ville del premier.
In mattinata i magistrati Ferrara e Saviotti avevano fatto sapere che, per decidere se trasmettere gli atti a Bari o sollevare il conflitto di competenza, avevano bisogno di visionare altre carte, riferendosi in particolare all’informativa della Guardia di Finanza su cui si fonda il ricorso al Riesame da parte dei pm partenopei e nella quale sembra configurarsi l’ipotesi di istigazione a rendere falsa testimonianza da parte di Silvio Berlusconi. Il premier, cioè, non più vittima di un ricatto estorsivo messo in piedi dall’imprenditore e dall’ex giornalista, ma, al contrario, sarebbe stato proprio lui ad offrire ai due il denaro, per convincerli a tacere.
Ma intanto, anche se da piazzale Clodio dovesse arrivare la decisione ufficiale della trasmissione delle carte a Bari, l’intricata vicenda della competenza non sarebbe ancora completamente sciolta: a quel punto dal capoluogo pugliese potrebbe essere sollevato un problema di “competenza funzionale” con la procura di Lecce, che nel frattempo ha avviato un’altra indagine nei confronti del procuratore di Bari, Antonio Laudati, per abuso d’ufficio, favoreggiamento personale e tentativo di violenza privata. Il sospetto è che il magistrato abbia in qualche modo rallentato l’indagine sulle escort che Tarantini portava nelle ville di Silvio Berlusconi. I pm baresi, cioè, potrebbero chiedere alla procura di Lecce se vi è connessione tra l’inchiesta istruita a Napoli e quella in corso nel capoluogo salentino. E a quel punto sarà Lecce ad avere l’ultima parola sull’esistenza o meno un eventuale collegamento. Ma non solo: a complicare il quadro resta la possibilità che la procura di Napoli – che finora ha continuato a ribadire la propria competenza – possa impugnare in Cassazione l’ordinanza del tribunale del Riesame che, oltre ad aver riqualificato il reato di estorsione in quello di induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, ha affermato la competenza della procura barese. Insomma, il giudice chi deciderà definitivamente sul giro di soldi e donne tra il presidente del Consiglio, Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola non è ancora certo.