Peggio di noi hanno fatto solo l’Austria e Slovacchia. Ma se il trend continua, allora l’Italia conquisterà un altro triste primato: quello di essere il primo paese ad azzerare i fondi stanziati per la lotta alla fame nel Sud del Mondo. Suona così l’allarme lanciato dall’organizzazione non governativa Actionaid che ha presentato il suo rapporto “L’Italia e la lotta alla povertà nel mondo”.

I dati raccolti nel dossier disegnano un quadro impietoso: nel triennio 2008-2011 la cooperazione allo sviluppo gestita dal ministero degli Affari esteri ha registrato una decurtazione del 78 per cento, raggiungendo il minimo storico di 158 milioni di euro stanziati. Ma c’è di più: come fa notare Actionaid, “per effetto dei tagli del giugno 2011 il bilancio della cooperazione potrebbe contrarsi di altri 100 milioni di euro nei prossimi tre anni”. Pertanto dei circa 750 milioni di euro ereditati nel 2008 dalla precedente legislatura, nel 2014 per la cooperazione allo sviluppo della Farnesina  potrebbero rimanere poco più di 50 milioni.

Come fa notare il rapporto redatto dalla Ong, nel 2010 “il peso degli aiuti italiani sul Pil nazionale è stato dello 0,15 per cento”, a fronte di una media europea tre volte superiore: lo 0,46 per cento. E se anche l’Europa non ha rispettato le promesse sugli aiuti per fame e povertà, è principalmente per causa italiana. Sì perché il Vecchio continente aveva fissato la percentuale allo 0,56 della media del prodotto interno lordo dei paesi membri, obiettivo che ha mancato per 14 miliardi di euro. E il buco, per più di 5 miliardi, riguarda direttamente i soldi promessi ma mai versati da Roma. In altre parole, l’Italia, per quanto riguarda questo settore, è una nazione morosa.

Ma gli aiuti allo sviluppo non sono solo un dovere morale per un paese del Nord del Mondo, sono anche uno strumento per misurare prestigio e peso all’interno della comunità internazionale. Come ha sottolineato il segretario delle Nazioni unite Ban Ki-moon, “l’influenza di uno stato si misura attraverso il senso di responsabilità che esso esercita”. E anche da questo punto di vista il declino del Belpaese è palpabile. Come sottolinea il rapporto di Actionaid, “la qualità degli aiuti italiani è peggiorata, così come è diminuito il peso italiano nei consigli d’amministrazione di alcuni Fondi di sviluppo e nelle organizzazioni internazionali”. Un danno che è anche economico perché, come fa notare l’associazione, sono diminuiti anche gli appalti vinti dalle imprese di casa nostra nei Fondi internazionali di sviluppo.

“Oggi ci ritroviamo con un paese declassato sotto tutti i punti di vista – denuncia il presidente dell’Ong Marco Del Ponte – Ma nessuna crisi economica può portare all’azzeramento dell’impegno per lo sviluppo e la lotta alla povertà nel Mondo”.

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