“Come responsabile dell’istituzione mi assumo anche la responsabilità di questa vicenda tristissima che abbiamo elaborato e che costituisce un insegnamento e un monito per tutti”. Così il capo della polizia al termine della sua visita alla questura di Ferrara. Dopo aver deposto una corona ai caduti del corpo di polizia, il prefetto Antonio Manganelli ha annunciato ai cronisti l’incontro più atteso a Ferrara. Quello tra il massimo rappresentante della polizia e la famiglia Aldrovandi.

L’incontro è avvenuto intorno alle 10.30 in un hotel del centro. Manganelli, accompagnato dal questore estense Luigi Mauriello, si è fermato a parlare per un’ora e mezza con Lino Aldrovandi, Patrizia Moretti e il loro secondogenito, Stefano.

“Un incontro molto toccante, che aspettavo da tempo – rivela ai taccuini -. Quanto gli Aldrovandi hanno subito, la morte di un figlio, è la cosa più atroce che possa accadere. Ora i fatti sono al vaglio della magistratura ed esprimo la fiducia che tutto possa essere portato alla luce con una sentenza definitiva. Come responsabile dell’istituzione mi assumo anche la responsabilità di questa vicenda tristissima che abbiamo elaborato e che costituisce un insegnamento e un monito per tutti”.

Ferrara era stata scelta come sede per le celebrazioni nazionali del patrono del corpo, san Michele Arcangelo, anche per “la volontà di alleviare una ferita che una parte della città sente ancora”, spiega il capo della polizia, che considera quello che è successo “un ammonimento e un insegnamento”.

Il faccia a faccia ha soddisfatto anche i genitori di Federico, che nei giorni scorsi avevano annunciato di voler disertare le celebrazioni. “È stato un incontro molto toccante, molto umano – dice oggi Lino Aldrovandi -. Il prefetto ha dato l’impressione di voler assolutamente ricucire la ferita aperta in questi anni. Noi gli abbiamo detto che bisogna arrivare a una conclusione. Lui ha risposto che la Polizia aspetta l’ultimo grado di giudizio, la cassazione, per prendere eventualmente provvedimenti”.

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