Il governo temporeggia nella scelta del nuovo governatore della Banca d’Italia, che succederà a Mario Draghi. Un vertice di maggioranza, convocato entro la prossima settimana, tenterà di risolvere la questione. Tra le ipotesi, spunta anche quella di presentare al Consiglio superiore di via Nazionale una rosa di nomi: i più gettonati restano quello del direttore generale di palazzo Koch, Fabrizio Saccomanni e quello del direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. Il primo è fortemente sostenuto da tutta la struttura interna e da Draghi, mentre Grilli può contare sull’appoggio di Tremonti e da ieri, su quello della Lega Nord.

A riprendere quota, nelle ultime ore, è anche la candidatura di Lorenzo Bini Smaghi, componente del board della Banca Centrale Europea, che ha promesso di lasciare il proprio incarico in concomitanza dell’arrivo di Draghi alla presidenza della Bce. Ma ci potrebbero essere sorprese: di sicuro tra i papabili c’è Mario Monti, che ieri sera ha incontrato Draghi. In lizza resta anche l’attuale vicedirettore generale di Banca d’Italia, Ignazio Visco: a lui va la preferenza di chi non vuole scontentare Tremonti ma, allo stesso tempo, cerca una soluzione che possa essere gradita anche a via Nazionale.

Berlusconi, nel corso del vertice di maggioranza di questo pomeriggio a Palazzo Grazioli, ha detto che la questione va risolta in temi rapidi. Ma serve un accordo politico prima di presentare un nome. Il vicepresidente vicario dei deputati del Pdl, Massimo Corsaro, ha confermato che le candidature “possono anche essere più di due”. Dopo i recenti scontri con Tremonti, il presidente del Consiglio vorrebbe evitare un altro scontro personale con il ministro dell’Economia. La decisione, in sostanza, non dovrebbe essere quella fra un candidato del premier e un candidato del ministro. Sarebbe scelto il profilo più condiviso dal Consiglio dei ministri.

Molto critico il senatore del Pdl Beppe Pisanu: ”Non è sensato fare un vertice per designare il nuovo governatore della Banca d’Italia, anzi penso che questo tira e molla debba finire perché non si tratta di una poltrona da negoziare nel mercatino del sottogoverno”.

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