Sta sfuggendo di mano al governo la situazione in Bulgaria. Gli scontri tra bulgari “autoctoni” e cittadini rom – il 5 per cento della popolazione – iniziati qualche giorno fa nella cittadina meridionale di Katunitsa, si sono estesi ad altri tredici centri in tutto il Paese. La polizia, schierata spesso in tenuta antisommossa, ha arrestato quasi centosettanta persone, in diverse città dove, grazie al tam tam dei social network e degli sms, migliaia di persone sono scese in piazza per manifestare contro la minoranza. Tra i manifestanti, molti attivisti dell’estrema destra bulgara, arrivati a usare slogan come “I rom? Facciamone sapone!”.

Gli scontri sono iniziati dopo che venerdì scorso a Katunitsa il diciannovenne Anghel Petrov è stato investito intenzionalmente da Simeon Yossifov, cittadino rom considerato dalla polizia appartenente al clan criminale che fa capo a Kiril Rashkov, “re Kiro”, boss di Katunitsa e re della distillazione e del contrabbando di alcolici. Dalla reazione degli amici di Petrov e degli altri abitanti della città sono nati assalti al quartiere rom, con scontri violenti che già nei giorni scorsi avevano portato all’arresto di oltre 140 persone. Lo stesso Kiro è stato arrestato ieri, come mandante dell’omicidio di Petrov, ma questa misura non sembra aver placato le proteste anti-rom, che invece si sono fatte più veementi. Tanto da spingere il governo di centro destra guidato dal premier ed ex sindaco di Sofia Boiko Borisov a convocare per sabato una riunione urgente del Comitato per la sicurezza nazionale.

Tanto Borisov quanto il presidente Georgi Parvanov hanno anche visitato Katunitsa e lanciando ripetuti appelli alla calma e spiegando che le esplosioni di violenza non hanno a che fare con l’identità etnica dei rom ma solo con le attività criminali del clan di re Kiro. In Bulgaria si vota il 23 ottobre per scegliere il nuovo presidente della Repubblica. Tra i favoriti, almeno per il secondo turno, c’è anche Rosen Plevneliev, il candidato del Gerb, il partito del premier Borisov.

L’incontro del Comitato per la sicurezza nazionale potrebbe decidere anche misure speciali per evitare che il voto del 23 diventi occasione per nuovi scontri, come quelli del 1997, quando decine di migliaia di persone affrontarono la polizia nelle manifestazioni innescate dall’iperinflazione e dalla crisi economica.

La Bulgaria, il paese più povero dell’Ue, è stata colpita in modo severo dalla crisi finanziaria ed economica iniziata nel 2008. Come in altri paesi dell’Europa centrale e orientale, il clima di incertezza economica ha alimentato il risentimento sociale, che si scarica soprattutto sulle minoranze, a partire dai rom, bersagli delle formazioni di estrema destra. Gli incidenti di questi giorni, peraltro, rischiano di condizionare pesantemente gli ultimi momenti di una campagna elettorale dominata invece dai temi economici, dagli effetti della crisi della vicina Grecia ai difficili rapporti con la Turchia (in crescita a ritmi quasi cinesi), fino all’idea del partito di governo Gerb di ricorrere all’aiuto del Fondo monetario internazionale per rafforzare l’economia.

Se le rivolte anti-rom sono state il sintomo di un profondo malessere della società bulgara, le cause sono altrove. Il Paese rimane in cima alla classifica della corruzione in Europa, tanto che l’Ue ha deciso di sospendere due settimane fa circa 30 milioni di euro di fondi destinati alla Bulgaria per poca trasparenza sulle procedure di assegnazione. Nel 2008, la corruzione e l’inefficienza nelle procedure avevano fatto perdere al paese circa 500 milioni di fondi Ue. La stessa Ue che incoraggia il governo bulgaro a fare di più il rispetto delle minoranze e l’integrazione dei rom, continua a guardare con sospetto il paese, tanto che la scorsa settimana Finlandia e Olanda hanno votato contro l’ingresso della Bulgaria (e della Romania) nell’area Schengen. Un voto criticato dal governo bulgaro che ha minacciato di “rendere più complicato” tutto il processo decisionale dell’Unione, che in questo momento ha bisogno di molte cose ma di certo non di nuove crepe al suo interno.

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