Il Commissario all'Ambiente Potocnik contesta la mancanza di adeguati impianti di smaltimento. Dopo la sentenza del 2007, che evidenziava rischi per la salute dei cittadini, ora sono in vista le sanzioni pecuniarie. Sotto accusa la Regione governata da Caldoro
Le responsabilità del nuovo j’accuse europeo vengono scaricate dal comune sulla regione e viceversa. Non è la prima volta che l’Italia finisce sul banco degli imputati. Già nel marzo 2010 la Corte di giustizia europea aveva emesso una sentenza per i danni all’ambiente e il pericolo per la salute dei cittadini in riferimento al picco di emergenza raggiunto nel 2007. La nuova procedura di infrazione è frutto del mancato adempimento di quella sentenza. Esattamente dopo 16 mesi la situazione non è cambiata.
Allora il futuro governatore della regione Campania, il pidiellino Stefano Caldoro, scaricava la responsabilità sui governi di centrosinistra: “La condanna dell’Ue è uno dei disastri che riceviamo in eredità dal centrosinistra”, mentre Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, sottosegretario all’emergenza rifiuti, assicurava: “Tutto quello per cui l’ Italia è stata condannata è stato risolto”. La realtà è che non ci sono gli impianti e la sentenza non è stata rispettata.
“La regione Campania – si legge in una nota dell’Unione Europea – manca ancora di un’adeguata rete di installazioni per lo smaltimento dei rifiuti. Esistono problemi ricorrenti nella raccolta e gestione dei rifiuti a Napoli e in diversi altri Comuni della Campania”. L’Ue menziona anche il caso delle “circa 6 milioni di tonnellate di vecchie balle che si trovano ancora in depositi temporanei”. Già nello scorso febbraio il Parlamento europeo ha votato e approvato una risoluzione che bocciava le politiche messe in campo dalle istituzioni che hanno a disposizione e ancora bloccano i fondi strutturali destinati alla Campania (circa 145 milioni di euro) “Fondi – si leggeva nella risoluzione – che saranno sbloccati non appena il piano per la gestione dei rifiuti sarà effettivamente conforme alle norme Ue”.
La nuova decisione di mettere in mora l’Italia viene letta diversamente da regione e comune. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris scarica sulla Regione: “Condivido la posizione di Bruxelles e abbiamo contribuito a redigere questo giudizio, quando non governavamo. Adesso il giudizio sulla nostra gestione è lusinghiero, perché abbiamo liberato Napoli dai rifiuti, e non parliamo di discariche o inceneritori. Se la Regione e il presidenteCaldoro ci seguissero, invece delle sanzioni arriverebbero plausi e soldi”.
Dalla Regione fanno sapere che è escluso che possa trattarsi di una bocciatura del piano quanto piuttosto della mancata realizzazione degli impianti previsti. Intanto i cittadini napoletani fanno i conti con l’aumento della Tarsu, incrementata per l’anno 2010 e 2011 per la parte spettante alla Provincia di Napoli che fissa il costo per lo smaltimento.
In attesa delle decisioni dell’Unione Europea, c’è l’attesa per le navi cariche di rifiuti in partenza per il nord Europa. Nato il consorzio tra Asia (società di raccolta dei rifiuti del comune) e Sapna (società provinciale), si attendono le necessarie autorizzazioni, l’ok della Regione, la chiarezza sulle città e gli impianti di destinazione, l’individuazione della società che dovrà caricarli sui cargo-spazzatura. Una scelta, quella delle navi, condivisa non solo dalla Provincia guidata da Luigi Cesaro, Pdl, ma anche da Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente.
Un fatto è certo: l’annunciata partenza delle prime navi agli inizi di settembre, come assicurato dal Comune in agosto, resta un miraggio. Intanto la Regione Puglia ha sospeso la discarica Italcave, dopo le anomalie riscontrate nei giorni scorsi, che non potrà più ricevere i rifiuti di Napoli. La città, in attesa del nuovo richiamo dell’Europa, fa ancora i conti con una situazione delicata: oggi erano 200 le tonnellate di rifiuti per le strade.