“La secessione è una stronzata, se ci credono ancora, alle prossime elezioni vadano pure da soli”. A parlare è Emanuele Locci, 31 anni, leader dei Giovani pidiellini del Piemonte. Insieme ad altri otto presidenti regionali della Giovane Italia ha scritto un comunicato di fuoco contro l’anti-italianismo di ritorno di Bossi, quello del “tricolore da somari”, per intenderci. Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino-Alto-Adige, Veneto, Liguria, Friuli-Venezia-Giulia, Lombardia ed Emilia Romagna, praticamente tutte le federazioni del Nord dell’organizzazione giovanile del partito del premier si sono ribellate alle ultime sparate del Senatur. “In Italia ci sono milioni di somari che vanno fieri della bandiera tricolore –scrivono – Bossi la finisca con le sue pagliacciate. Di occasioni per tacere ne ha perse davvero tante e la misura comincia ormai ad essere piena”.
Dal documento traspare un’insofferenza montante verso le recenti bordate del Carroccio, insofferenza che sembra quasi sfociare in una richiesta di rottura dell’asse col Carroccio. “Se la Lega Nord è a corto di risorse per le sue feste paesane, rinunci a qualche pietoso comizio e faccia proposte politiche invece di offendere”. Toni duri, da avversari più che da alleati, o da “amici”, come ama dire il premier. Del resto le federazioni giovanili dei due partiti ormai se le cantano di santa ragione. Giovani padani e giovani pidiellini al Nord non sono più alleati da tempo: difficile mettere d’accordo chi viene dalla tradizione di An e quindi crede nella Patria, nel tricolore, con chi attacca i manifesti sulla secessione e distribuisce pamphlet sulle “verità nascoste del Risorgimento, storia senza gloria”.
“Loro attaccano quei simboli che per noi sono un orgoglio, rappresentano la storia del Paese”, continua Locci. “E Bossi interpreta in maniera ‘egregia’ questa visione culturale e valoriale della Lega sull’italianità”. Se si andasse a votare con il Porcellum o con il Mattarellum, con un sistema elettorale cioè che privilegia bipolarismo e accorpamenti, sarebbe difficile sganciarsi dal Carroccio. Però a tutto c’è un limite. “Se la Lega parla di federalismo bene, ma se, come ha fatto negli ultimi tempi, va a difendere i baby pensionati, pone il veto all’abolizione delle Province, difende i privilegi acquisiti negli anni ’80, vadano pure da soli”.
A quel punto secondo molti dirigenti della Giovane Italia sarebbe preferibile un avvicinamento con l’Udc o addirittura con i “traditori” finiani. “In fondo abbiamo fondato il Pdl insieme, condividiamo dei valori comuni. Preferisco loro piuttosto a chi nella Lega si lascia andare ad esternazioni fuori luogo”. Meglio il Terzo Polo insomma di un Carroccio che grida alla secessione e vive della difesa di piccole caste. Anche perché serpeggia il sospetto che dietro a questo ritrovato atteggiamento marcatamente anti-nazionale si nasconda l’intenzione di giocarsi la partita in solitaria. “Quando alzano i toni, io penso al ’96, al Parlamento padano, e mi viene il dubbio che vogliano scaldare il loro elettorato per un percorso elettorale autonomo”. Niente alleanza con Bossi alle prossime politiche, dunque? “Solo se è la Lega del 2001 o del 2008. Con chi fa queste pagliacciate no”.