Intanto in piazza del Pantheon si sono ritrovati blogger e giornalisti per la manifestazione contro la legge bavaglio, indetta dal Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo. Numerose le adesioni: dalla Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) alla Cgil, da Libertà e Giustizia ad Articolo21. L’associazione annuncia che raccoglierà un dossier sulla legge bavaglio e lo porterà alle cancellerie dei paesi europei. “Inizieremo dalla Merkel” ha dichiarato sul palco il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. Presenti anche anche alcuni esponenti del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori.
Raccoglie applausi Maria Luisa Busi. La giornalista che più di un anno fa lasciò la conduzione del tg1, oggi parla dell’esperienza di “Giulia”, la Rete delle Giornaliste Unite Libere Autonome e lancia un appello: “Si vuole impedire ai cittadini di essere informati sulle inchieste e sugli indecorosi comportamenti dei politici che non hanno rispetto per le istituzioni che rappresentano”. E nell’ambito dell’informazione, si arriva inevitabilmente a parlare di Rai. Gli argomenti all’ordine del giorno sono tanti: dal mancato rinnovo del contratto a Santoro e Dandini, alla cancellazione dell’edizione notturna del tg3. Il sindacato dei giornalisti della rete pubblica (Usigrai) descrive “giornalisti che stanno letteralmente resistendo nelle redazioni”. Si cita anche Valigia blu, il gruppo di blogger che oggi ha consegnato al presidente del Consiglio una pacco regalo contenente più di 13mila firme. Guido Columba, presidente dei Cronisti italiani, dice che il disegno di legge non deve passare “perché i giornalisti devono poter dare le notizie in tempo reale”.
Giornalisti e blogger, spesso in competizione tra loro, si sono trovati oggi fianco a fianco contro la legge “bavaglio”. Gli internauti vogliono infatti scongiurare le norme cosiddette “ammazza blog”, che impongono ai gestori di tutti i siti informatici l’obbligo di procedere alla rettifica di ogni contenuto pubblicato dietro semplice richiesta, fondata o meno, del soggetto che se ne ritenga leso. La mancata rettifica comporterebbe per il blogger una sanzione pecuniaria, fino a 12 mila euro. Secondo l’avvocato Guido Scorza, esperto nel settore web, “imporre un obbligo di rettifica a tutti i produttori non professionali di informazione, significa fornire ai nemici della libertà di informazione, una straordinaria arma di pressione, se non di minaccia, per mettere a tacere le poche voci fuori dal coro, quelle non raggiungibili, neppure nel nostro Paese, attraverso una telefonata all’editore e/o al principale investitore pubblicitario. Quanti blogger – si chiede l’avvocato – rischierebbero 12 mila euro per difendere la loro libertà di parola?”.