L'ex sindaco è rimasto aggrappato alla poltrona fino all'ultimo. Il vescovo non parla ("non sono interessato, grazie"), ma i parroci raccontano come hanno sofferto in silenzio in questi lunghi mesi. E spiegano: "Non è finita, ora si apre la ferita più dolorosa, tutti quei cantieri che si fermeranno e lasceranno a casa gli operai"
L’ex sindaco di Parma, Pietro Vignali, viene disconosciuto – a meno di 24 ore dalle sue dimissioni- anche da gran parte della Diocesi ducale, il cui sconforto per “politici non limpidi senza punti di riferimento”, emerge alla lettura dei quotidiani della mattina. Scricato Vignali, certo, che ormai è il passato. Ma anche il Pdl, il partito che lo ha sostenuto fino a ieri e che a Parma ha i numeri per contare ancora alle prossime elezioni. Tanto che lo stesso Vignali, scomparso da ieri, non ha neppure escluso l’ipotesi di ricandidarsi.
Chi lo aiuterebbe? Oggi nessuno. E anche la chiesa, che in città ha un suo peso, in questi ultimi mesi ha sofferto la politica della giunta di centrodestra. In silenzio, ma ha sofferto. Se monsignor Enrico Solmi, vescovo di Parma e presidente della commissione episcopale per la famiglia e la vita alla Cei, riattacca gentilmente il telefono alla richiesta di un appello alla responsabilità delle istituzioni – “non sono interessato, grazie” – molte delle sue parrocchie confessano il disagio che la città, i fedeli e i cittadini, stanno vivendo in questi giorni turbolenti e carichi di tensione che, dopo l’arresto di 15 persone tra cui uomini molto vicini a Vignali, hanno portato alle dimissioni il primo cittadino di Parma.
“Gli interessi individuali prevalgono sul bene comune anche qui” ammonisce don Mario, della parrocchia di San Benedetto “e se la Chiesa a volte balbetta, di certo non lo ha fatto il monito di Bagnasco alla politica. Una indicazione che di certo vale anche qui da noi”.
Anche don Sergio, parroco della centralissima chiesa di San Tommaso di via Farini, non ha mezze parole per descrivere quello che è andato in scena sino a ieri a pochi isolati di distanza dove ha sede il municipio: “I fatti sono veri, il resto sono chiacchiere e parlare alla politica è come parlare a un muro visto che questi – batte i pugni il religioso – hanno perso il senso della misura e delle cose”. Il commissario prefettizio? “Speriamo dia una raddrizzata a questi qua”.
Se il potere temporale fallisce, quello spirituale di certo non gioisce. “La prima preoccupazione sono i lavoratori e tutte queste famiglie che, con i cantieri iniziati e mai finiti, potrebbero rimanere senza lavoro” spiega don Mauro, prevosto di San Leonardo, che non esita a definirsi “perplesso” come del resto lo è la sua comunità “visto che questa spartizione della torta, per pochi euro e qualche I-Pad, lascia presagire scenari poco rassicuranti”. L’impressione è infatti che “sino ad ora si siano toccati pesci piccoli – continua don Mauro – e dietro, credo, si possa nascondere anche qualche pesce più grande a livello nazionale”.
Sta di fatto che “il sistema Parma è stato duramente colpito da ladri di galline” sentenzia don Francesco della parrocchia di San Paolo Apostolo che bacchetta certo il laissez-faire della giunta civico- pidiellina guidata da Vignali, ma anche le opposizioni: “Non si gioisca per la poltrona vuota da riempire perché il momento è delicato”.
Un assaggio, probabilmente, delle omelie che andranno in scena durante la messa domenicale a Parma anche se “politica e fede, è bene ricordarlo, hanno strade molto diverse e molto separate” ci tiene a precisare frate Adriano, padre francescano della Santissima Annunziata. “Il solo girare tra la gente questa mattina – rivela il monaco – si ha il senso del rigetto e dello schifo, mi perdoni il tecnicismo, della politica non solo locale ma anche nazionale. Un senso di stanchezza diffuso visto che i problemi della gente sono ben altri, cioè il condurre una buona vita”.
Opinioni a caldo, è chiaro, ma che danno lo spaccato di una città fortemente turbata da corruzione e debiti milionari nascosti sino a pochi giorni fa da un’amministrazione che ha fatto per anni la pecorella smarrita ma che, è ora, torni a casa.
Intanto non ci sarà un passaggio politico in aula per le dimissioni di Vignali. Il consiglio comunale che doveva ratificare l’ultimo passo dell’ormai ex sindaco di Parma alla fine non si è tenuto, come previsto, nel pomeriggio, vista l’uscita dall’aula della maggioranza formata da Pdl e Parma Civica.
I consiglieri che sostenevano la Giunta, cinque minuti dopo avere garantito il numero legale, hanno infatti deciso di lasciare l’aula dopo uno scontro fra il capogruppo di maggioranza Gianfranco Zannoni ed il presidente del consiglio Elvio Ubaldi. Tema del diverbio la decisione del presidente, supportata dal segretario generale Michele Pinzuti, di fare precedere alla lettura in aula delle dimissioni del sindaco, la surroga di un consigliere dimissionario. Un passaggio tecnico fondamentale perchè avrebbe portato la maggioranza, già decimata da altre defezioni, ad avere solo 20 consiglieri, uno in meno della soglia fatidica del 50%+1.
Dopo la verifica, e l’assenza, Ubaldi ha dato comunque lettura della lettera di dimissioni di Vignali. “Anche se non c’è stata lettura di fronte ad un consiglio valido la lettera è stata protocollata ed inviata ai consiglieri, quindi le dimissioni sono operative da oggi. Scattano insomma i venti giorni di tempo fissati per legge – ha specificato Ubaldi con i giornalisti – E’ triste però che non ci sia stato un passaggio ufficiale in aula. E’ triste come tutta questa vicenda”.
Una vicenda triste, che ancora non si è conclusa e chissà quando potrà concludersi. Una cosa ha dimenticato di dire Ubaldi, ed era forse quello che tutti aspettavano: spiegare perché fu lui a vedere in quel giovane e sveglio Vignali il futuro sindaco.