Approvata la manovra finanziaria, l’enorme debito pubblico italiano resta. E per abbatterlo il governo ora pensa di “frugare nelle tasche” dello Stato, alla ricerca di beni immobili e altri possedimenti da vendere il prima possibile. E’ stato questo l’oggetto del seminario sul patrimonio dello Stato svoltosi questa mattina.
E se l’obiettivo dichiarato da Giulio Tremonti era “fare l’inventario” dei beni di proprietà dello Stato e degli enti locali, lo stesso titolare dell’Economia non ha nascosto la volontà di attuare la vendita in tempi rapidi. “Ci saranno altre riunioni come quella di oggi” e poi altre “di carattere più specifico”, hanno infatti preannunziato dal Ministero. L’idea di “svendere i gioielli del Paese” raccoglie consensi anche tra i responsabili degli altri ministeri: quello della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta ha apertamente dichiarato di apprezzare l’iniziativa.
E qualche cifra concreta ha cominciato a venire fuori: 700 miliardi di euro è la somma che sarà possibile recuperare, secondo il capo economista della Cassa depositi e prestiti Edoardo Reviglio, dalla vendita non solo di parte dei beni immobili a Roma e degli enti locali, ma anche dalle partecipazioni in società quotate, come Eni, Enel, Finmeccanica.
“Con oggi prende avvio una grande riforma strutturale per la riduzione del debito e per la modernizzazione e la crescita del Paese”, ha detto questa mattina il titolare del Mef, che, con parole trionfali, ha aggiunto: “Per la prima volta è stato presentato in forma organica e pubblica il patrimonio dello Stato suddiviso per classi di beni – immobiliari, finanziari, eccetera – e cifrato a valori di mercato”.
All’incontro, oltre a membri dell’esecutivo, parlamentari e rappresentanti degli enti locali, hanno partecipato oltre cento esponenti italiani e internazionali di banche, fondi, società e imprese immobiliari, di costruzioni e di sviluppo. L’amministratore delegato di Fs Mauro Moretti, il direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli, il presidente di Inail Marco Fabio Sartori, giutsto per citare qualche nome.Il grande assente è stato Silvio Berlusconi: “Il Presidente si scusa ma è assediato da impegni vari. Sono giornate intense e turbolente” ha detto per lui davanti alla platea il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta.