Politica

Tagli, i piccoli Comuni minacciano disobbedienza civile e sciopero dei servizi

Sindaci in marcia ad Assisi contro l'accorpamento delle funzioni previsto dalla manovra varata dal governo. Biglio, presidente dell'Anpci: "Siamo pronti a farci commissariare"

Franca Biglio, presidente dell'Anpci

I sindaci dei piccoli comuni d’Italia in marcia contro il governo e pronti alla disobbedienza civile. Domani ad Assisi partirà la camminata dei primi cittadini con gonfaloni al seguito in segno di protesta contro la manovra che, nonostante le rivisitazioni, mantiene l’obbligo dell’accorpamento dei servizi e stabilisce, per chi non si adegua entro settembre 2012, una “unione municipale forzosa”.

L’appuntamento è a Valfabbrica, da dove San Francesco partì per raggiungere il santuario. “Si dice che abbia incontrato i lupi e che parlandogli sia riuscito a rabbonire la loro ferocia e il loro appetito”, dice con una battuta la presidente dell’associazione dei piccoli comuni Anpci Franca Biglio. Il riferimento non è casuale: lunedì scorso il ministro Roberto Calderoli ha incontrato una delegazione e ha promesso di interessarsi alla questione e verificare se esistano i margini per accogliere le richieste dei sindaci. Peccato che a telecamere spente Calderoli abbia anche rimarcato che “senza la Lega non siete niente e tornerete polvere”.

Parole che pesano come un macigno sulla strada delle mediazione e spingono i comuni verso quella della protesta. “Se il governo proseguirà sulla sua strada ai piccoli comuni non rimarrà altra via che praticare la disobbedienza civile e farci commissariare tutti”, dice la Biglio riferendosi al fatto che entro il mese di novembre la manovra impone ai comuni di mandare alle Regioni i dati utili all’individuazione dei cosiddetti “bacini territoriali”, in pratica il censimento dei comuni sotto i 3mila e i 5mila abitanti sui quali pende la doppia scure dell’accorpamento obbligatorio dei servizi e dell’unione forzosa. “Non è detto che faremo questa comunicazione”, taglia corto il presidente Anpci.

L’altra strada è una forma di resistenza che ha già preso il nome di “ammutinamento municipale” ed è l’ipotesi di iniziare a non erogare più alcuni servizi obbligati. In pratica uno sciopero a macchia di leopardo. Ma alla fine il governo non aveva fatto un passo indietro? “La manovra ormai è legge. E’ vero che non c’è più lo scioglimento dei 1963 comuni sotto i mille abitanti, ma resta quella sorta di commissariamento implicito che finisce per svuotare di senso le funzioni amministrative. Il comma 16 in particolare introduce le convenzioni obbligatorie di 54 servizi ed è una norma di pura fantasia perché nella pratica i comuni possono aggregare due o tre servizi, ma non molti di più perché i comuni hanno servizi differenziati e non tutti rispondono agli stessi bisogni.

Un esempio? Il mio Comune di Marsaglia ha 300 abitanti e 80 km di strade. Non posso chiedere al vicino di farsi carico di una parte del servizio di spazzamento neve se di strade ha solo 10 km e gestisce quel servizio in proprio”. Alla manovra mancano i decreti attuativi per cui nessuno, in realtà, sa come interpretare la norma per essere puntuale all’appuntamento del 2012. Ma intanto è certo che chi non si presenterà sarà sciolto e aggregato ad altro comune.

Questo è un altro motivo di agitazione. Così accanto alla strada della protesta aperta ha preso piede quella “via diplomatica” che punta a trovare una sponda in Calderoli e Brunetta. “Si sono resi disponibili a ragionare con noi, anche perché tutta la querelle sui costi dei comuni potrebbe essere presto superata dalla legge sui costi standard”. Già, perché il governo ha in pancia questo provvedimento che è molto simile nel principio agli studi di settore. Individuato il costo di un servizio, i comuni dovranno stare in quello senza margini di sforamento.

“Qui casca l’asino, perché presto sarà chiaro se il governo vuole tagliare davvero la spesa o se vuole solo sciogliere i comuni per mettersi la spilla di merito al petto”, dice la Biglio che sintetizza le tre richieste che approderanno sul tavolo dei due ministri: “Una proroga rispetto all’ultimatum del 2012, l’esonero dal patto di stabilità interno per tutti i comuni sotto i 5mila abitanti, la sospensione in attesa della definizione dei costi standard”. Ma le parole che si sentiranno domani voleranno alto: “Il governo viola in almeno tre punti la Costituzione che assegna agli enti locali autonomia impositiva, fiscale e organizzativa. Qui invece ci propongono lo scioglimento o il commissariamento, decidono loro per noi, svuotandoci di ogni senso e funzione rappresentativa”.