Almeno un centinaio di ex-grandi sponsor del presidente staccano ora assegni cospicui per l'ex governatore del Massachusetts, in pole position per conquistare la Casa bianca alle prossime elezioni
I “fat cats” abbandonano Barack Obama. I “gatti grassi” sono i banchieri, come il presidente americano li chiamò, spregiativamente, in un famoso discorso del 2009. I banchieri, e in genere tutti coloro che a Wall Street lavorano – e che a Wall Street fanno milioni di dollari – furono però nel 2008 un elemento essenziale per Obama, foraggiando ampiamente la sua campagna elettorale. Con le presidenziali 2012, le cose sono cambiate. Almeno un centinaio di ex-“grandi finanziatori” di Obama staccano ora assegni cospicui per uno dei suoi avversari, Mitt Romney (leggi).
Il segno di una frattura ormai consumata è venuto ieri, con la partecipazione del Ceo di JP Morgan, Jamie Dimon, a una raccolta fondi di Mitt Romney a Manhattan. Dimon, da sempre democratico, fu uno dei più agguerriti sostenitori di Obama nel 2008; candidato, dopo l’elezione del presidente, al posto di segretario al Tesoro. A questo punto della nuova campagna presidenziale, non ha invece ancora versato un dollaro per il candidato democratico. Dimon si fa anzi vedere nelle occasioni pubbliche del più probabile sfidante repubblicano per la Casa Bianca e, come hanno fatto notare fonti non ufficiali di JP Morgan, ha avuto anche un colloquio privato proprio con Romney.
E’ improbabile che questi approcci, nel breve periodo, si risolvano in un appoggio concreto. Dimon è infatti nel board della Federal Reserve Bank di New York, e il suo ruolo istituzionale gli impedisce di fare pubblica dichiarazione di voto. I suoi incontri con Romney, fatti filtrare proprio da JP Morgan, sono comunque un bruttissimo segnale per Obama, perché rivelano che anche la parte più vicina a Wall Street, quella storicamente e tradizionalmente democratica, ha “scaricato” il presidente. “Del resto non c’è una persona, oggi, a Wall Street, che si sognerebbe di appoggiare Obama”, ha detto sempre una fonte anonima di JP Morgan al New York Post.
La politica di questi anni ha dunque lasciato il segno. La riforma finanziaria del luglio 2010 – che ha dato maggiori poteri di controllo sulle istituzioni finanziarie e di protezione dei consumatori – è stata un primo macigno sui rapporti tra Casa Bianca e Wall Street. I continui appelli degli ultimi tempi, con la richiesta di un aumento delle tasse per i più ricchi, hanno fatto il resto. Il risultato è che oggi ad Obama mancano all’appello almeno 100 “gatti grassi” che lo finanziarono nel 2008. Tra questi ci sono top executives di Goldman Sachs, Blackstone Group, KKR. La loro opinione è stata brutalmente riassunta da Anthony Scaramucci, fondatore di SkyBridge Capital, una società di investimenti finanziari, secondo cui “l’America non un paese da lotta di classe” (il riferimento è all’accusa dei repubblicani ad Obama, secondo cui il presidente alimenterebbe la “lotta di classe negli Stati Uniti”).
Al quartier generale di Obama, al momento, minimizzano. “Logico che Mitt Romney raccolga finanziamenti da Wall Street. Il suo messaggio è: cancellare le protezioni per il consumatore; consentire a Wall Street di scriversi le proprie regole”, ha detto Ben LaBolt, portavoce della campagna di Obama. Tra le ragioni che spiegherebbero il successo di Romney, c’è anche il passato da finanziere del candidato repubblicano (Romney è tra i fondatori della società di private equity Bain Capital). Ciò non toglie che la Casa Bianca cominci a essere seriamente preoccupata. Nel 2008, secondo uno studio del “Center for Responsive Politics”, Obama raccolse quasi 15 milioni di dollari dall’industria finanziaria. Oggi, a circa un anno dalle elezioni, ne ha raccolti poco più di 850mila. Il suo avversario Romney è invece già a quota 2,3 milioni, e le continue donazioni e pubbliche dichiarazioni di voto di executives di Wall Street promettono di far salire la cifra.
Lo scorso giugno, nella speranza di invertire il trend, Obama aveva invitato due dozzine di Ceo di Wall Street alla Casa Bianca. Il presidente si è poi dimostrato in queste settimane particolarmente caloroso con quella parte del mondo finanziario che, per antica lealtà democratica, continua ad appoggiarlo: Robert Wolf, chief executive di Ubs; Orin S. Kramer e Eric Mindich, manager di società di hedge fund; Mark T. Gallogly, fondatore di Centerbridge Partners. Il ramoscello di ulivo non pare però funzionare. Anzi. L’accesa retorica pro-classi popolari di Obama, volta a recuperare la base democratica in tempi di campagna elettorale, promette di allontanare sempre di più il mondo della grande finanza Usa.