L’avevano difesa. Erano scese in piazza per lei tutte le organizzazioni femministe di Francia. Anche quando la credibilità di Nassifatou Diallo, africana, modesta immigrata nella Grande Mela, cameriera al Sofitel, che accusa Dominique Strauss-Kahn di averla stuprata, era stata messa in discussione.
Lei, invece, Tristane Banon, francese, bionda, esile, un’infanzia apparentemente infelice ma trascorsa nella Parigi bene, un presente da giornalista freelance e scrittrice di libri autobiografici un po’ scandalosi, che accusa lo stesso Dsk, ex direttore generale dell’Fmi, di aver tentato di violentarla durante un’intervista, non raccoglie fra le connazionali un sostegno così generalizzato.
Le femministe appaiono divise sul nuovo affaire Strauss-Kahn. Mentre, proprio ieri, i due si sono affrontati in un primo faccia a faccia in un commissariato parigino. I magistrati stanno terminando un’inchiesta preliminare: devono decidere se archiviare il caso (a New York, almeno la causa penale intentata dalla Diallo, ha fatto questa fine) oppure andare avanti e incriminare l’uomo politico socialista. I due sono rimasti sulle loro posizioni. Otto anni e mezzo fa, secondo la Banon, Dsk ha tentato di stuprarla, l’ha aggredita fisicamente: solo fuggendo è riuscita a scamparla. Per lui, invece, si tratta di fatti immaginari, anche se ha ammesso, come nel passato, di aver fatto delle avances.
Ieri sera Tristane (è un nome d’arte, in realtà si chiama Anne-Caroline, classe 1978) è stata intervistata in diretta al tg delle 20 di Tf1, il più seguito in Francia. Ha ricordato “il disprezzo e la sufficienza con cui Monsieur Strauss-Kahn mi ha guardato”. E’ sembrata, a dire il vero, convincente: pacata, sobria, ma anche battagliera. Dopo quell’apparizione riuscirà davvero a convincere tutti? Il personaggio divide. E questo può solo aiutare Dsk. La Banon è una vittima reale per alcuni. Mitomane per altri, che sta conducendo la sua crociata (e poi, perché sporgere denuncia dopo cosi’ tanto tempo?) solo per farsi pubblicità e vendere più romanzi. Nel pieno dello scandalo Dsk a New York, i movimenti femministi francesi avevano organizzato una manifestazione di appoggio alla povera africana per le strade di Parigi: erano presenti tutte le organizzazioni. Sabato scorso a un evento simile per appoggiare Tristane, invece, no. C’erano le rappresentanti di Paroles de Femmes e di Mariannes de la Diversité, ma non quelle di Osez le féminisme, uno dei movimenti più importanti, sempre in prima linea quando si tratta di diritti delle donne. “Non prendiamo posizione, lasciamo la giustizia seguire il suo corso”, ha sottolineato Thalia Breton, la portavoce di Olf. Anche Ni Putes, Ni Soumises, organizzazione molto forte nelle periferie e fra le giovani, non si è fatta vedere alla manifestazione.
Tristane è legata a doppio filo a quel mondo letterario-televisivo parigino che non desta necessariamente solo simpatie. Ha raccontato la sua vita in tre successivi romanzi autobiografici. Un padre che sparisce dopo la sua nascita, una madre ingombrante (Anne Mansouret, prima businesswoman indaffarata, poi impegnata nella politica dalla parte dei socialisti), ma sostanzialmente assente, la Banon trascorre l’infanzia con una tata marocchina alcolizzata, che la picchia e le fa addirittura subire abusi sessuali da parte di un amico. In “Trapéziste” racconta, da adulta, le sue serate nella Parigi che conta (lo stesso ambiente di riferimento di Dsk), l’alcool, le sue avventure senza domani con uomini influenti e in là con l’età. Tutto questo, ovviamente, non giustifica che a un’intervista Strauss-Kahn possa permettersi di saltarle addosso.
La madre di Tristane, d’altra parte, non aiuta a migliorare l’immagine della figlia. E’ consigliere provinciale del Partito socialista nella provincia natale dell’Eure, dove sbarco’ da Parigi di punto in bianco nel 1989, senza mai aver fatto politica in precedenza, grazie all’aiuto di Laurent Fabius, allora “barone” influente del Ps (ma la Mansouret specifica sempre che “non era il mio amante”.) Proprio lei sconsiglio’ la figlia nel 2003 a denunciare Dsk, suo compagno di partito. Di recente ha ammesso di avere avuto nel 2000 “un rapporto sessuale consenziente ma brutale” con Strauss-Kahn. Nelle interviste ostenta questo suo approccio alla vita libero e libertino. Che può piacere a un certo profilo di parigini à la page. Ma non alle femministe.