Spesa pubblica e pensioni, riforma fiscale, cessione di parte del patrimonio dello Stato, liberalizzazioni e semplificazioni, infrastrutture ed energia. Ecco i cinque punti del “manifesto” di Confindustria per “salvare l’Italia e rilanciare la crescita” (qui il documento integrale), annunciato una settimana fa dal presidente Emma Marcegaglia, in polemica con l’inerzia del governo in materia economica. “Non c’è più tempo, c’è una grave urgenza, servono riforme coraggiose, subito”, afferma Marcegaglia presentando il manifesto a Roma. “La situazione è complessa e preoccupante, siamo pronti a fare la nostra parte ma serve una politica economica diversa”.
A rafforzare l’allarme, proprio mentre Confindustria presenta il suo manifesto arriva il rapporto sull’occupazione dell’Unione europea, secondo il quale l’economia italiana si sta riprendendo con passo modesto dal 2009, dunque la capacità di creare posti di lavoro resterà ancora debole.
“Salvare l’Italia non è uno slogan retorico”, sottolinea il manifesto. ”Non si può assistere inerti a questa spirale. E’ in gioco più della credibilità del Governo e della politica. Sono a rischio anni e anni di sacrifici”. E, continua, “è a rischio la possibilità di garantire ai nostri figli un Paese con diritti, benessere e possibilità pari a quelli che abbiamo avuto fino a oggi”.
Entrando nel dettaglio del proposte, il manifesto chiede “come nel pubblico impiego”, di “elevare a 65 anni dal 2012 l’età per il pensionamento di vecchiaia delle donne del settore privato”, e di “abolire l’attuale sistema delle pensioni di anzianità. In ogni caso, la pensione non può essere erogata prima dei 62 anni di età”.
“In via del tutto eccezionale”, Confindustria dice sì a un’imposta patrimoniale, “ma solo per abbattere Irpef e Irap”. Emma Marcegaglia ha prospettato una patrimoniale dell’1,5 per mille su tutti gli attivi mobiliari e immobiliari, con l’esenzione per i patrimoni inferiori a 1,5 milioni di euro.
Marcegaglia affronta anche il tema della flessibilità del lavoro, “sia in entrata che in uscita”, che deve essere ripreso in mano. “Non pensiamo che l’articolo 8 della manovra sia un freno alla crescita, ma il tema deve essere affrontato”.
“Non intendiamo minimamente sostituirci ai compiti che spettano al Governo, alla politica, a chi rappresenta la sovranità popolare”, precisano gli industriali nel loro manifesto. “Avvertiamo però l’esigenza di non limitarci alle critiche, ma di indicare all’attenzione di tutti alcuni punti assolutamente prioritari. Chiediamo quindi di agire senza indugi”.
E se il governo dovesse restare sordo alle istanze confindustriali? “Nell’ultima giunta gli imprenditori mi hanno affidato una delega per lasciare i tavoli di crescita con il Governo in caso di mancate risposte alle proposte coraggiose elaborate da Confindustria”, annuncia Marcegaglia.
La prima replica governativa arriva dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi: le proposte di Confindustria, afferma, “meritano rispetto e attenzione”, ma comportano problemi di attuazione. La patrimoniale “arriverebbe inevitabilmente a colpire una larga platea di persone e famiglie, essendo l’Italia un Paese di proprietari, dalle prime case, ai titoli di Stato e a tutto quello che può essere amministrato direttamente e indirettamente dalle banche”.
Sul fronte sindacale, la Cgil “apprezza lo sforzo” ma, puntualizza il segretario generale Susanna Camusso, “su pensioni e privatizzazioni dei servizi non può esserci alcuna convergenza, perchè si continuerebbe a scaricare sui lavoratori il prezzo della crisi e questo non è per noi condivisibile”. Quanto all’ultimatum rivolto da Confindustria al governo, “per noi il tempo è già scaduto e il governo se ne deve andare, perché rappresenta gran parte del problema e la sua uscita di scena è condizione per recuperare credibilità sui mercati”.