La Procura di Parma, quindi, vuole vederci chiaro, visto che i capi d’accusa sono molto pesanti. Al punto da chiedere il sequestro preventivo dell’Ospedale Vecchio, struttura di via D’Azeglio in fase di riqualificazione, ipotizzando i reati di abuso d’ufficio in concorso e la violazione dell’articolo 170 codice urbanistico per i membri della Giunta che firmarono la delibera 27 maggio 2010 numero 758 con cui è stata stipulata convenzione con l’impresa Pizzarotti per l’Ospedale Vecchio.
E’ lo stesso procuratore Gerardo Laguardia a seguire le indagini, personalmente. E, ha dichiarato, vuole sincerarsi che i lavori in questione non vengano portati avanti, visto che il procedimento seguito pare essere fuori regola: “Nel caso in cui alla gara di appalto di un project financing partecipi una sola ditta – spiega Laguardia – la normativa prevede che l’importo di aggiudicazione sia vincolante. Nella delibera votata dalla giunta il 27 maggio 2010, invece, è stata inserita una clausola speciale che prevede la revisione delle condizioni economiche del project financing, in base alla variazione delle condizioni di mercato se risultassero tali da non rendere sostenibile il risultato atteso dal piano economico”.
In poche parole, nonostante il piano di progetto presentato dalla Pizzarotti, sulla base del quale è stata selezionata, corrispondesse a 14 milioni e 800 mila euro, la giunta successivamente gli avrebbe dato l’autorizzazione ad aumentare le richieste alla stessa amministrazione. Inoltre, la convenzione con la Pizzarotti, infatti, prevede la ristrutturazione dell’Ospedale Vecchio e non il restauro, sottoposto a vincoli di conservazione e tutela molto più stretti.
“C’è una sentenza del Consiglio di Stato sulla questione, emessa in seguito a uno dei ricorsi di Monumenta (associazione che da sempre si è battuta per la salvaguardia dell’edificio, guidata dall’avvocato Arrigo Allegri, che non ha mai risparmiato ricorsi su ogni decisione presa) – spiega il procuratore capo – che dice che il bando prevede la costruzione di strutture ricettive ed esercizi commerciali. Quindi, anche se nella convenzione si parla di restauro, di fatto si tratta di una ristrutturazione”.
Sono indagati, quindi, con l’accusa di abuso di ufficio e violazione della normativa sugli immobili di interesse storico tutti gli assessori dell’ormai ex giunta Vignali, che si erano dimessi circa due settimane fa: il vicesindaco Paolo Buzzi e gli assessori Giorgio Aiello, Davide Mora, Gianluca Broglia, Giuseppe Pellacini, Fabio Fecci, Paolo Zoni, Francesco Manfredi, Cristina Sassi, Lorenzo Lasagna e Luca Sommi, oltre a Gianpaolo Monteverdi, responsabile del procedimento che ha sottoscritto la convenzione, Paolo Pizzarotti e Aldo Buttini (suo braccio destro, ndr), della notissima impresa Pizzarotti che proprio all’Ospedale vecchio, attraverso un project financing, voleva realizzare un hotel. Progetto poi bloccato dallo stesso Vignali nei giorni scorsi, quasi come fosse una ripicca per il caos che è scoppiato in città dopo la scelta di bloccare la realizzazione della metropolitana, che sarebbe dovuta esser costruita dalla stessa Pizzarotti. Ironia della sorte, non risultano indagati né Pietro Vignali, sindaco dimissionario, né Giovanni Paolo Bernini, assessore all’istruzione finito in manette l’altro ieri con l’accusa di corruzione: proprio loro due, infatti, non erano presenti in giunta il giorno in cui si votò la delibera sull’Ospedale Vecchio.
In attesa dell’arrivo del commissario esterno, che nel caso di una mancata dimissione di massa dei consiglieri comunali dovrebbe arrivare tra 19 giorni, ancora grane e accuse a cui rispondere per chi, fino a ieri, ha amministrato e rappresentato la città. Intanto, però, arriva alle agenzie la risposta dell’orami ex sindaco di Parma Pietro Vignali, che suona quasi scontata: <Non so niente, l’ho visto adesso. Io allora non ero presente a quella riunione>. E un altro cantiere, quindi, si fermerà a Parma non appena arriveranno i sigilli per l’Ospedale Vecchio: la richiesta di sequestro della struttura è stata inviata direttamente dal Procuratore al giudice per le indagini preliminari, che ora dovrà esprimersi.