E in una discoteca l’ho conosciuto, fu Dalla a presentarmelo due anni più tardi, eravamo di ritorno da un concerto a Verona con Ron, che all’epoca era ancora Rosalino, e ci fermammo al Picchio Rosso di Formigine a incontrarlo e poi via, tutti da Vito (la trattoria, non l’attore). Con noi c’era Renzo Cremonini, il geniale produttore che stava partorendo l’idea di una tournèe e si sarebbe poi chiamata Banana Republic. Lucio stava per incidere “Come è Profondo il Mare” ma con Francesco, che chiamava “il Principe”, aveva già scritto “Pablo”, una canzone dal sapore amaro e cinematografico, una delle canzoni come “cercando un altro Egitto” che gli erano costate la contestazione e una specie di pubblico “processo” durante un concerto tenuto al Palalido nel ’76 durante il quale venne accusato di strumentalizzare temi politici e fatti appartenenti alla sinistra extraparlamentare.
Ricordo che durante un corteo del convegno sulla repressione, dopo l’omicidio di Francesco Lorusso nel ’77, in via Rizzoli ci fu un gruppo che incominciò a cantare “Pablo” ma fu subito zittito, per noi il valore di Francesco in effetti stava nel contenuto più poetico e non per questo meno politico dei testi di canzoni come “Alice” e “Rimmel”.
Fra l’altro “Buonanotte fiorellino” è fra quelle canzoni che motivarono il testo di “Largo all’Avanguardia” degli Skiantos “… compran tutti i cantautori come fanno i rematori quando voglion fare i cori che profumano di fiori…”. E stranamente proprio Fabio Testoni, il Dandy Bestia chitarrista degli Skiantos, invece diceva che di De Gregori gli piaceva proprio il modo di dividere impreciso nel cantare, che forse deriva da errori ma che lui ha saputo elevare a stile, come Jimmy Page dei Led Zeppelin che sugli errori ha costruito le parti migliori delle sue musiche.
Ma Francesco, nonostante il processo (una di quelle che salirono sul palco era figlia di Giorgio Bocca) non si era lasciato smontare e la grande tournèe si fece, grandi prove si fecero proprio all’Altro Mondo di Rimini, nessuno dei due però voleva rinunciare al proprio sound ragion per cui sul palco andarono in una dozzina con conseguenti complicatissime gestioni di monitor, volumi e intonazioni… e pensare che il miglior musicista fra i due era Ron. Fu un periodo divertente e questo aiutò a superare i problemi, si mangiava pesce la sera tardi e tardi ci si svegliava al mattino, noi col capuccino e per Francesco un Campari.
A me capitò di fare una fotografia per Ciao 2001 che voleva annunciare la tournèe e la voleva orizzontale per una doppia pagina, dovetti allargare di molto il campo di ripresa per farla, in altro modo la differenza di altezza fra i due sarebbe stata proibitiva per l’inquadratura e non era nemmeno un argomento facile a dirsi. Durante il lavoro, com’è normale che sia, a volte capitava che incrociassi lo sguardo di Francesco, non che mi guardasse torvo, ma capivo che abbozzava, mi confessò poi che non aveva ancora digerito l’assalto dei fotografi di giornali scandalistici all’uscita dall’ospedale coi i suoi gemelli neonati.
Fu una sbornia di pubblico il passare dalle discoteche agli stadi, un successo enorme, poi il film e il disco, un periodo lungo vissuto continuamente a contatto che lasciò i rapporti forse un poco esauriti fino alla riedizione della stessa coppia l’anno scorso.
Ora Francesco riparte dai club (prima tappa a Nonantola, Modena, 6 ottobree, Vox Club) ed è anche questo un ritorno per lui nato al Folkstudio e per noi cresciuti in una Osteria delle Dame che abbiamo sempre rimpianto di non avercelo mai avuto. Una bella idea di vicinanza e scambio col pubblico per un musicista abituato a distanze a volte siderali dalla gente dalla quale, a quel modo, è impossibile ricevere le impressioni dei singoli, dai sorrisi complici all’energia contagiosa. Un ritorno a quei giri di note dylaniani che sono così tanto impressi dentro ognuno di noi.