Azioni legali, sovrapposizione di appuntamenti, nessuna collaborazione in vista per l'Expo. Così il neo presidente di BolognaFiere attacca i colleghi lombardi. E lo fa senza usare mezzi termini. E aggiunge: "Qualcuno vada a vedere in che stato sono i conti dei nostri colleghi di Milano"
Il pretesto per l’affondo del politico emiliano, già assessore alle Attività Produttive in Regione in quota Pd, è la paradossale e un po’ comica sovrapposizione tra il Saie, salone dell’edilizia che si tiene a Bologna dal 1965, e il Made expo di Milano nato nel 2007 e che si occupa dello stesso settore. Entrambe le manifestazioni si terranno dal 5 al 8 ottobre prossimo. E naturalmente Bologna accusa Milano di una sovrapposizione studiata per schiacciare la città più piccola.
Campagnoli non ci ha visto più, probabilmente infastidito da quel sottotitolo che campeggia sul sito internet della manifestazione milanese (“La fiera internazionale dell’edilizia e dell’architettura più visitata d’Italia”) e ha lanciato l’affondo: “Il Made Expo non è altro che il vecchio Saie 2, che ha cercato la sua avventura a Milano”. Insomma non la spaccino come una fiera dell’edilizia di cantiere. Secondo Campagnoli, quello meneghino, proprio come il vecchio Saie 2 bolognese, non è altro che “un salone per le finiture d’interni, che non si capisce perché voglia farsi chiamare salone dell’edilizia. Lì ci saranno appena 15 mila metri quadri di edilizia vera contro gli 80 mila della nostra fiera”. Insomma il concetto è questo: se un visitatore viene a Bologna, da fuori vede le grandi gru, se va alla fiera di Milano, no. “Non capisco perché – spiega oggi al ilfattoquotidiano.it Duccio Campagnoli – il Made Expo voglia spacciarsi per fiera dell’edilizia quando “è invece una fiera di solo un settore dell’edilizia”.
La guerra legale contro il “doppione milanese” era del resto iniziata già nel lontano 2008, quando Bolognafiere aveva intentato una causa contro la Federlegno. Quest’ultima aveva abbandonato Bologna per Milano per trasferire il Saie 2, un anno prima rispetto alla scadenza del contratto. Una causa da 25 milioni di euro ancora in corso che pesa come un macigno nella guerra tra i due Expo.
Nel mirino dei bolognesi inoltre c’è anche il principale organizzatore del Made, l’uomo che una volta sedeva nelle poltrone della fiera emiliana per poi seguire le sirene del capoluogo lombardo. Si tratta Giulio Cesare Alberghini, accusato dai bolognesi di aver in qualche modo rubato l’idea bolognese del Saie 2 per rivenderla a Milano. La situazione è talmente beffarda che la sede organizzativa da dove Alberghini organizza il Made expo milanese sta ancora a Bologna.
A preoccupare i vertici della fiera bolognese è soprattutto il calo registrato negli ultimi anni dalla loro rassegna del settore edilizio. Se per il Saie negli anni passati sotto le Due torri arrivavano 3 mila operatori, quest’anno si è scesi a quota 1.000, 500 in meno rispetto allo scorso anno. Numeri più grossi quelli di Milano: saranno oltre 1.700 gli espositori con un numero di visitatori che nel 2010 ha toccato quota 250 mila. E con la sovrapposizione perfetta di quest’anno il rischio del flop per Bologna, che potrebbe essere schiacciata dalla fiera milanese, è molto grosso. Ma Campagnoli si dice non preoccupato, solo un po’ “disturbato”: “In Italia bisognerebbe fare come in Germania, avere diversi poli fieristici che collaborano per sostenere l’industria del Paese, e che non si sovrappongano l’una con l’altra”.
La guerra tra fiere tuttavia non riguarda solo Bologna e Milano. Di più. Quello che potrebbe prospettarsi anzi è un conflitto senza quartiere delle fiere italiane guidate da Bologna, contro il dilagare di Milano che sembrerebbe mirare a mangiarsi tutte le altre: “Milano si occupi dell’Expo e faccia la sua politica”, dice Campagnoli. “Non può succedere che un giorno Parma scopre che a Milano stanno preparando una fiera alimentare per sovrapporsi alla sua Cibus, un altro giorno Verona scopre che vogliono sovrapporsi con una fiera del vino al Vinitaly”.
Il capoluogo lombardo inoltre, secondo Campagnoli, proprio a causa di questa politica di sovrapposizione selvaggia, potrebbe avere un giorno problemi con le sue finanze. “Bisognerebbe guardare come stanno i conti della Fiera di Milano, viste le condizioni che fanno per attirare gli operatori”.
Condivide la lotta di Campagnoli anche l’altro grande patron, Lorenzo Cagnoni, che dalla Fiera di Rimini conferma il suo dissenso rispetto alla politica di Milano. Cagnoni rilancia anche l’alleanza tutta emiliano romagnola con Bologna. “È sul tavolo da tempo, ma ora forse siamo arrivati al dunque. Per ora solo con Bologna, un giorno forse anche con Parma”.
Alberghini intanto, interpellato sulla questione da ilfattoquotidiano.it, ancora non ha risposto agli affondi che arrivano dalla sua ex-azienda.