Io Della Valle non lo conosco. Certo, per forza di cose me ne sono fatto una (vaga e necessariamente limitata) idea guardandolo in tv, come può capitare a chiunque, o quasi. Da questa distanza, non m’è parso un genio. Ma nemmeno un imbecille. Traspare che per mestiere non fa il commentatore politico né il sociologo. Non sembra, a prima vista, un intellettuale. Però, senza brillare, di solito espone con chiarezza sufficiente le sue idee, e, siccome è un imprenditore conosciuto in tutto il mondo, tanti suppongono che quel che dice sia di un certo interesse, abbia un qualche valore informativo. Tra quei tanti conto Floris, Mentana e Santoro, per dirne tre.
D’altra parte non ricordo che i politici di turno, quelli che di solito in tv gli siedono accanto o di fronte, abbiano mai rinunciato a farsi forza, o scudo, delle opinioni di questo imprenditore ogni volta che le sue parole, anche vagamente, potevano tornare utili ad avvalorare una tesi qualsiasi. Tra questi politici conto anche Cicchitto, Gelmini e Rosy Bindi, sempre per dirne tre.
Certo, Cicchitto e Gelmini non mi sorprendono. A loro Della Valle aveva già cominciato a dar sui nervi quando prese a dubitare pubblicamente dell’imperatore – e infatti, oggi, dopo la pubblicazione del suo appello sui principali quotidiani nazionali, gli hanno prontamente dato addosso. Ma Rosy Bindi. Rosy Bindi mi lascia un po’ perplesso.
Mi domando che cosa avrebbe detto Rosy Bindi se in quell’annuncio, che dev’essere costato una fortuna, Della Valle avesse chiesto, come cittadino e come imprenditore, le dimissioni di Berlusconi (l’imperatore). La storia, lo sappiamo, non si fa coi se, ma sono convinto che, dalle parti della Bindi, in quel caso, Della Valle avrebbe davvero rischiato di diventare una specie di eroe civile, un paladino della democrazia, un esempio di imprenditore illuminato e progressista che ama il suo paese e quando occorre ha il coraggio di esporsi, anche economicamente, per l’interesse comune.
Ma Della valle, in quell’appello, ha scritto un’altra cosa. Attenzione: è qualcosa che può includere e sottintendere quelle dimissioni, ma che va oltre, e colpisce entrambi gli schieramenti. Qualcosa che, comunque la si pensi, incarna un sentimento molto, molto diffuso, anche tra chi – vi assicuro – è sufficientemente evoluto per non cadere nella trappola del qualunquismo e dell’anti-politica da bar.
Ecco quindi che anche parte dell’opposizione si risente. E no, così non si fa! Come osa, questo scarparo, venirci a fare la lezione? Proprio lui che era pappa e ciccia con Mastella vuole farci la morale? si chiedono tanti democratici, dimentichi, però, che loro con Mastella ci stavano al governo.
Io Della Valle non lo conosco. Non so se è sincero. Non so se ha davvero a cuore il popolo italiano o se sta giocando invece una sua partita personale. Ma so che ciò che ha scritto non solo è degno di rispetto, come qualsiasi opinione, ma è sempre più sentito e condiviso da una grandissima parte dei cittadini di questo paese (che, beninteso, condividono comunque la loro parte di responsabilità).
Al posto della Bindi, invece di sdegnarmi e rivendicare una presunta diversità, andrei a casa a riflettere un pochino. Mi chiederei: se siamo così diversi, se noi siamo quelli bravi, perché così tanta gente è così tanto scontenta? Davvero crediamo siano tutti troppo disinformati e suggestionabili? Che cosa abbiamo sbagliato? Che cosa stiamo ancora sbagliando? E mi rimboccherei le maniche. Ma né letteralmente né in fotografia. Stavolta solo in senso figurato. Ma davvero.