La banale idea di unire, di mettere al lavoro, insieme, le forze progressiste di una città agonizzante come Palermo, partiti e movimenti alla pari, espressioni dell’attivismo sociale e culturale, per un cambiamento quanto mai urgente, anche nel momento di massimo degrado politico e culturale, non è impresa facile. Non lo è, non lo è mai stato. Molte, troppe divisioni hanno finora prevalso nel campo della politica a tutti i livelli, non solo fra partiti, ma anche nelle espressioni della società civile, nei movimenti, nelle realtà sociali autoorganizzate. Questa Palermo appare spesso incastrata fra rassegnazione, nostalgie e rancori, che finiscono per alimentare la difficoltà di mettere in moto quel processo di cambiamento possibile e necessario.

Quando un anno fa è nato Per Palermo è ora, il cartello di movimenti e partiti che sta provando a costruire una proposta unitaria del centrosinistra per le prossime amministrative di primavera, era evidente l’insufficienza dell’iniziativa politica che fino a quel momento si era espressa sul terreno unitario. Banalmente, il ricominciare a parlarsi, ad ascoltarsi, non era affatto semplice e scontato. La stessa opposizione appariva troppo frammentata nelle sue iniziative, pagando il vuoto di una azione e di una proposta politica unitaria, che apparisse alla città con una identità e una capacità di rappresentazione forte. Le scelte politiche che si sono realizzate a livello del governo regionale, con il sostegno del Pd al governo Lombardo, hanno di fatto prodotto quella rottura del centrosinistra che rende oggi questo percorso difficile, per nulla scontato.

Insomma la strada è in salita. Ma nessun può far finta di non vedere che forte è il segnale di una domanda di cambiamento e di partecipazione democratica alle scelte future. Lo hanno compreso i partiti che hanno aderito fin dall’inizio a questo percorso, (Idv, Sel, Federazione della sinistra e Verdi) e forse comincia anche a capirlo il Pd, che, diviso e inerme, è comunque a un bivio: da una parte la scelta di ricostruire il centrosinistra anche a Palermo, dall’altra quella di romperlo, scegliendo la strada dell’alleanza con il terzo polo.

E’ il momento delle scelte per tutti. Riserve e ambiguità devono essere superati partendo dal programma, dalle idee, dai contenuti. Occorre mettere subito in campo, cioè, una forte iniziativa politica e programmatica per sfidare il centrodestra e riportare le forze progressiste della città al governo, con un programma di discontinuità e di rinascita. Non dobbiamo riconsegnare la città al centrodestra, ma nemmeno metterla nelle mani di Raffaele Lombardo e di una classe politica, quella dell’Udc siciliano che non può certo rappresentare quella discontinuità oggi necessaria.

La questione morale deve ritornare al centro dell’alternativa per Palermo. Questa sfida è la sfida del centrosinistra, di un centrosinistra rafforzato e rifondato, per cambiare Palermo e il Paese. Per farlo concretamente, Per Palermo è ora ha lanciato il percorso delle primarie del centrosinistra, indicando la data del 29 gennaio prossimo. Un percorso aperto, che mette in campo una pratica di unitarietà e pari dignità fra tutte le forze progressiste della città, movimenti e partiti. Le primarie saranno anche il percorso di costruzione del programma, con assemblee in tutti i quartieri e particolare attenzione per le periferie.

Palermo vive anni bui e dolorosi, il fallimento del centrodestra è sotto gli occhi di tutti. Palermo non deve e non può dimenticare le responsabilità che si è assunto il centrodestra riducendo la città al massimo degrado sociale, urbano, ambientale e anche morale, impoverendo l’amministrazione comunale dei suoi valori e delle sue potenzialità, mortificando le professionalità interne, sperperando denaro pubblico con consulenze, viaggi e festini, una cattiva gestione che ha riguardato anche le aziende municipalizzate, la cui situazione di crisi è di dominio pubblico. Tutto questo a discapito dei servizi sociali essenziali, cito fra tutti, il caso degli 800 bambini palermitani che quest’anno rimarranno senza scuola dell’infanzia.

Le elezioni si vincono con le idee e i valori, con un progetto per la città.

Anche Palermo può essere liberata dal centrodestra e scrivere una nuova pagina della sua storia, una pagina di cambiamento, che ricostruisca un’identità, una cultura della legalità, ma anche e sopratutto un’anima di questa città, dove troppe solitudini e disagi hanno frammentato il senso di una comunità. Molto di questa speranza risiede oggi fuori dalle forme tradizionali della politica, nei comitati, nelle associazioni e nei movimenti. Palermo può cambiare se riusciremo a riattivare un nuovo protagonismo civile e democratico, un perimetro ideale e un metodo che tenga insieme istanze di democrazia, libertà, legalità, rivendicazione e tutela di diritti sociali e civili, in un progetto comune di cittadinanza inclusiva.

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