Molti anni fa mia figlia tornò da scuola e mi raccontò che un suo compagno le aveva detto che i “negri” non sono umani. Mi disse. “Gli ho detto che è sbagliato perché anche i negri hanno l’anima”. Ci ho ripensato leggendo l’editoriale di Panebianco sul Corriere del 28 settembre. Ci sono affermazioni che non possono essere contraddette in maniera articolata. Servono poche parole, come fece così bene mia figlia con quel suo compagno.
“L’uso politico delle intercettazioni”. Il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione sono reati; come l’accoppiarsi con una prostituta minorenne. Con le intercettazioni si scoprono e si provano; e non diventano reati politici se li commettono il presidente del Consiglio e alcuni amici suoi.
“La fine che hanno fatto la tutela della privacy e la presunzione di non colpevolezza”. Quando finisce il segreto investigativo gli atti processuali e il processo diventano pubblici. I processi segreti sono propri delle dittature, quelli pubblici delle democrazie. La privacy e la presunzione di non colpevolezza non c’entrano niente. Fino alla sentenza definitiva ognuno è processualmente innocente. Nel frattempo i cittadini, nel rispetto della legge, si formano le proprie convinzioni.
“Mani Pulite. La corruzione c’era ed era tanta (ma era ‘di sistema’ e per questo avrebbe richiesto una soluzione politica, non penale)”. La corruzione era ed è un reato. Mettere in prigione corrotti e corruttori riguarda la giustizia; non ammettere tra le proprie file i corrotti e cacciarli quando si scoprono riguarda la politica. Una corruzione di “sistema” è solo una corruzione molto diffusa e richiede uno sforzo maggiore sia alla magistratura che alla politica. La magistratura ha fatto quello che poteva. La politica ha continuato a farsi corrompere e a corrompere.
“L’avviso di garanzia che raggiunse Berlusconi a Napoli nel mezzo di una conferenza internazionale”. Lo sanno pure le pietre che l’avviso fu recapitato a Palazzo Chigi, che Berlusconi fu avvertito per telefono e che fu lui a dire di portarglielo a Napoli.
“Le tante anomalie del rapporto fra magistratura e politica, il grave squilibrio che si è determinato fra democrazia rappresentativa e potere giudiziario”. Non esistono anomalie tra giudice e imputato. L’imputato si difende, mente e scappa; polizia, pm e giudici lo riacchiappano, raccolgono le prove e, se colpevole, lo condannano. Quanto allo squilibrio, in effetti è gravissimo che in una democrazia rappresentativa il popolo sia rappresentato da tanti delinquenti.
“Persino il più ottuso dei cittadini capisce che centomila intercettazioni per una inchiesta sono cose da pazzi”. Il più ottuso dei cittadini sa che non è vero che ci sono state 100.000 intercettazioni. Le persone intercettate erano una quindicina. In effetti parlavano tanto al telefono, di reati per lo più. Quindi 100.000 sono le conversazioni e gli sms, non le intercettazioni.
“Si deve vietare di intercettare, anche in modo indiretto, chi occupa cariche istituzionali”. Totò Riina (intercettato) a onorevole: “Cicciuzzu beddu, a ‘du curnutu ca ti dinunziau ci pinsammu nuautri: carni morta è!” “Grazie Totò, lo sapevo che su di te potevo contare. Adesso vedo che posso fare per il processo di quell’amico tuo”.
Che facciamo, tutto archiviato? Omicidio e corruzione compresi?
Il fatto Quotidiano, 30 settembre 2011