Prendo spunto dalla nuova richiesta di rinvio a giudizio dell’ex primario di chirurgia toracica della Clinica Santa Rita di Milano, oggi con abile operazione di marketing rinominato Istituto Clinico Città Studi ma che tutti ricordano come la “Clinica degli orrori”, per spiegare come, secondo me, si potrebbe cercare di diffondere un nuovo concetto di controllo sanitario inteso come certezza di onestà di cui i cittadini-pazienti hanno diritto.
L’ex primario, Brega Massone, già condannato a 15 anni e sei mesi di carcere in un primo processo, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà in relazione alla morte di quattro pazienti che avrebbero subito interventi inutili o dannosi. Inoltre, per una cinquantina di episodi, è accusato di lesioni gravi o gravissime, in gran parte malati terminali, finiti inutilmente, secondo la procura, sul tavolo operatorio.
Nella richiesta di rinvio a giudizio, firmata dai pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, si legge: “operazioni per puro accanimento” contro “ogni logica e utilità” per interventi “crudeli, abnormi” eseguiti in “totale disprezzo delle condizioni di estrema fragilità dei pazienti”, “contro ogni indicazione clinica”.
Il 23 aprile scorso era stata depositata la sentenza del primo processo in cui i giudici tra le 1187 pagine scrivono: “l’assenza di controlli davvero decisivi e pregnanti da parte degli enti pubblici” che “avrebbero potuto prevenire”.
Il giorno dopo l’Assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Luciano Bresciani, deposita una nota in risposta ai Giudici in cui scrive: “In relazione alle notizie sulle motivazioni della sentenza sulla vicenda Santa Rita, l’assessorato regionale alla Sanità precisa quanto segue: Il sistema dei controlli delle prestazioni sanitarie in vigore da 10 anni in Regione Lombardia è per unanime riconoscimento il più avanzato in Italia per quantità di prestazioni monitorate e per qualità. Dal 2008 Regione Lombardia non ammette contratti tra enti accreditati e medici legati ai DRG (cioè in ultima analisi al fatturato)”.
Ma come vengono eseguiti i controlli nelle strutture ospedaliere?
I controlli sono eseguiti dai Nuclei Operativi di Controllo (N.O.C.) che si recano a verificare sul cartaceo (cartelle cliniche) l’appropriatezza delle prestazioni e dei rimborsi economici richiesti.
Io però, in trent’anni di medicina, ho imparato che l’unico controllo valido in sanità è sul paziente. In questo senso i medici devono essere controllati. Mi spiego meglio. Se nel mio ambulatorio si presenta un paziente con un occhio rosso, io devo eseguire una diagnosi ed una terapia, clinica o chirurgica. Ma come faccio io, e quotidianamente tutti i medici, per sapere se quella diagnosi e quella terapia ha sortito effetti benefici per il paziente? Guardo le carte ma soprattutto ricontrollo il paziente. Bene, le strutture che erogano il servizio, e che pagano il servizio stesso con i soldi dei contribuenti, a mio avviso devono controllare i pazienti, non solo le cartelle cliniche.
Secondo me nessun medico più si comporterebbe come l’ex primario della Santa Rita, come l’ex primario Gallotti della cardiochirurgia dell’Humanitas di Rozzano in provincia di Milano, o come l’ex primario Civello della chirurgia toracica di Ragusa, anch’essi indagati. Il controllo deve avere una funzione di certezza di onestà di cui i pazienti hanno il diritto ed i medici il dovere.
In questa ottica bisogna intendere il lavoro da me svolto e pubblicato nel settembre 2003 e nel settembre 2008: volevo semplicemente sapere come lavoravo, visto che nessuno mi aveva mai controllato. Ho scoperto, insieme al Prof. Matteo Gregoratti del Politecnico di Milano, che rivisitando una piccola percentuale di pazienti operati potevo avere un’idea del risultato.
Ho trovato grandissima difficoltà nella diffusione di questi concetti che al contempo sono stati al centro della puntata “La prestazione” della trasmissione Report del 2 maggio 2010.
Mi sono più volte chiesto quale fosse il motivo di tanta difficoltà di ascolto, di assordante silenzio dei colleghi e delle Istituzioni, pur essendo consapevole che questo metodo debba essere migliorato ed integrato ma che possa essere la base per un nuovo “ritorno al passato” in cui il rapporto medico paziente sia sempre impegno, preparazione e dedizione da un lato e stima, rispetto e gratitudine dall’altro.
Indubbiamente il controllo deve trovare disponibilità dei controllati e controllori che siano indipendenti nel giudizio e non repressivi, ma coadiuvanti nella correzione degli errori e nella eventuale ridistribuzione delle risorse.
All’inizio del 1900 Marcel Proust nel suo “Alla ricerca del tempo perduto” scriveva: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.